La Stampa, 8 marzo 2018
Se quel gas invisibile e brutale diventa l’arma preferita dei dittatori
È il pericolo impalpabile quello che fa più paura. Come i dittatori del passato si dotavano di assaggiatori di corte o assaggiatrici di bunker (nel caso di Hitler) perché temevano il veleno più del pugnale, adesso è una sostanza altrettanto impalpabile e invisibile l’arma preferita dai dittatori.
Gas nervino. Dall’inglese «nerve agents», i più comuni sono il Sarin e il VX. Già i nomi fanno paura. Già li usava la Germania nazista. Sono killer invisibili e letali e i dittatori del nuovo millennio li usano per uccidere dissidenti e nemici in operazioni clandestine rocambolesche, nelle quali la realtà supera ormai l’immaginazione.
La realtà e la fantasia viaggiano oggi su binari invertiti. Gli ammazzamenti tradizionali sono ormai appannaggio delle serie tv e dei romanzieri.
Prendiamo «McMafia», la fortunata produzione delle Bbc tratta dal libro di Misha Glenny: gli oligarchi russi della diaspora e i mafiosi di Londra si uccidono a colpi di pistola e raffiche di mitra. Il sangue scorre a litri, i doppiopetti di Armani e le camicie di seta dei miliardari si tingono di rosso ma è solo vernice vermiglia buona per il cinema. Quella è la finzione. Non fa più paura a nessuno.
La realtà invece fa paura. Nella realtà il gioco si fa più sottile e le armi sono molto più sofisticate. Il gas nervino è un’arma spietata, che incute il terrore nei nemici. Ha una sola caratteristica: la ferocia. Non ci sono guardie del corpo o assaggiatori che ti possano mettere al riparo dalla minaccia del Sarin o di quella sigla spaventosa: VX.
Non si sa neppure dargli una forma e un colore. Ce li immaginiamo come ampolle letali, dall’aspetto innocuo, facile da trasportare in una borsa, uno zaino, una ventiquattrore. Alla contaminazione da agenti nervini non si sfugge. Non basta un killer di mafia per usarle. Un mitra lo puoi mettere in mano anche a un ragazzotto aspirante camorrista, come in una delle scene più iconiche di Gomorra. Un agente nervino no. Per maneggiarli servono persone ben addestrate. Detto in una parola: agenti segreti.
E qui la trama della realtà spicca il volo ben oltre l’immaginazione. Se fossimo sceneggiatori di una serie tv di spionaggio, useremmo il gas nervino non tanto e non solo per uccidere, ma anche per mandare messaggi di avvertimento. Avvelenare qualcuno con un gas nervino significa molto più che sparargli in fronte in un vicolo di Soho. Quello lasciamolo a «McMafia». Oppure ai dittatori del passato. I regimi hanno sempre eliminato gli oppositori. Mussolini fece giustiziare i fratelli Rosselli in Francia e ordinò l’assassinio di Matteotti. Ma poi se ne intestò pubblicamente la responsabilità con il famoso discorso in Parlamento. «Potrei ridurre quest’aula sorda e grigia in un bivacco di manipoli…». E così, pur nella sua sanguinosità, quell’omicidio è diventato un pezzo si storia rivelata, alla luce del sole, potremmo dire. Oppure pensate all’omicidio di Lev Trotzky nel suo esilio in Messico. A freddarlo fu un sicario ingaggiato dal regime stalinista, tal Ramón Mercader, fratello di Maria Mercader e quindi incidentalmente zio di Christian De Sica. Bastano questi elementi a rendere la vicenda così reale da non aver più niente da raccontare.
Da che mondo è mondo il potere uccide. Ai tempi di Lucrezia Borgia si avvelenava, le tragedie greche sono piene di omicidi, per non parlare del teatro di Shakespeare, dall’Amleto alle brame di onnipotenza di Lady Macbeth, passando anche dal suicidio di Cleopatra, a modo suo una morte di matrice politica.
Oggi è tutto diverso. Se sei un dittatore del nuovo Millennio e disponi di servizi segreti ben addestrati, il gas nervino è il miglior messaggero del tuo potere e della tua spietatezza. Significa che non ti fermi di fronte a nulla. E che la tua brama di potere non si limita a uccidere ma vuole anche terrorizzare il nemico.