Il Sole 24 Ore, 7 marzo 2018
Lega pronta a usare il condono fiscale
Coprire una volta per tutte la sterilizzazione dell’incremento dell’Iva con le entrate prodotte dal “condono”, ribattezzato «pace fiscale», sulle cartelle esattoriali che sarà varato per decreto dal primo Consiglio dei ministri di un governo di centrodestra a guida Lega. Un provvedimento che consentirebbe di confermare il mancato aumento della tassa sui consumi già nel Def e poi nella successiva legge di Bilancio per il 2019. «L’aumento dell’Iva non lo prendiamo neppure in considerazione», assicura Armando Siri, responsabile economico di Salvini e principale sponsor della flat tax, l’aliquota unica con cui il centrodestra conta di rilanciare la crescita.
Un mantra che ha tenuto banco per l’intera campagna elettorale e che la Lega conferma di voler realizzare una volta giunta a Palazzo Chigi. Ipotesi, quest’ultima, che visti i numeri in Parlamento non è certo a portata di mano. La convinzione è che sarà quindi ancora il governo Gentiloni a dover mettere mano al Def e a farsi carico della scelta di sterilizzare o meno l’incremento dell’Iva. «Il nostro obiettivo principale è rilanciare la domanda interna e dunque sterilizzare le clausole di salvaguardia, cioè l’aumento dell’Iva che i governi di centrosinistra ci hanno lasciato in eredità, è inevitabile ma contrariamente da quanto fatto da Renzi noi lo faremo senza aumentare il deficit».
Il riferimento è appunto alla sanatoria delle cartelle esattoriali, grazie alle quali il futuro governo di centrodestra conta di recuperare 35 miliardi di gettito nel primo anno di applicazione. Una cifra che consentirebbe di coprire contemporaneamente la sterilizzazione dell’incremento Iva e l’avvio della flat tax, la quale beneficerebbe anche della riduzione delle attuali deduzioni fiscali. Il centrodestra si vuole tenere pronto. Nonostante l’oggettiva difficoltà determinata dall’assenza di una maggioranza, la convinzione è che la coalizione guidata da Salvini e Berlusconi sia quella con le maggiori chance di governo. Se questa ipotesi nelle prossime settimane dovesse palesarsi, il leader della Lega ha già detto chiaro e tondo che il centrodestra non intende farsi carico di una manovra correttiva, ovvero di quei circa 4 miliardi di aggiustamento che la Commissione europea potrebbe chiedere all’Italia. «Prima gli italiani», ha ripetuto fino allo sfinimento Salvini. Si sa però che un conto sono gli slogan gridati durante la campagna elettorale, altro è prendere le stesse posizioni quando si riveste un ruolo istituzionale. Soprattutto per gli effetti che potrebbe provocare in chi fuori dai confini nazionali si sta interrogando sulla solidità del nostro futuro.