Libero, 7 marzo 2018
Timothée Chalamet è il nuovo DiCaprio
Il viso d’angelo, il talento mostruoso, l’età, il ciuffo sexy e impertinente. L’unica cosa che manca a Timothée Chalamet per meritare la definizione di “nuovo Leonardo DiCaprio” è l’eccezionale carriera di Leo che è passato da James Cameron a Scorsese, da Tarantino a Woody Allen, e la fama di infaticabile sciupamodelle. Ma per questi traguardi ha tutta la vita davanti.
Timothée Chalamet, 22 anni, il candidato all’Oscar più giovane dagli anni Trenta, è l’astro nascente del cinema. È stato a un passo dalla statuetta per la superba interpretazione del ragazzino gay del film di Luca Guadagnino Chiamami col tuo nome: è intenso come pochi nel lunghissimo primo piano (una scena che vale il prezzo del biglietto) in cui piange davanti al caminetto in seguito alla partenza del suo amato per gli States dopo un’estate in Italia. L’Oscar è andato a Gary Oldman per il ruolo di Churchill, era scontato, se ne può serenamente fare una ragione. A pensarci bene questo lo rende ancora più simile al grande Leo, che per anni ha rincorso la statuetta arrivando fantozzianamente sempre secondo (alla fine ce l’ha fatta, con Revenant). La consacrazione di Timothée è arrivata a 22 anni, anche con una parte in Lady Bird; DiCaprio aveva 23 anni quando diventò il sogno proibito delle ragazzine che l’avevano visto in Titanic. Poi per Leonardo arrivarono Romeo e Giulietta, Buon Compleanno Mr Grape in cui era un ragazzino autistico (un mostro di bravura) e The Beach.
Di Caprio arrivava alle premiere e alle cerimonie degli Oscar accompagnato dalla mamma con cui aveva vissuto in una comune, e Chalamet ha fatto lo stesso domenica a Los Angeles. Elegantissimo, con uno smoking bianco, ha mostrato la foto di Instagram in cui ha scritto «con mia madre», proprio in italiano. «Sono molto orgogliosa di lui», ha commentato mamma Nicole.
Figlio di una ballerina e agente immobiliare francese e di un americano che lavora alle Nazioni Unite e all’Unicef, il giovane attore è nato e cresciuto nel quartiere di Hell’s Kitchen a New York. Le sue prime apparizioni sono nelle serie tv Homeland e Law and Order. L’esordio al cinema è in Men, Women & Children di Jason Reitman nel 2014. Poi arriva Interstellar di Nolan. A teatro per l’opera del drammaturgo Premio Pulitzer John Patrick Shanley, Prodigal Son, viene candidato al Drama League Award. Il ragazzo non è esattamente il “figlio della serva”. Suo zio è il regista Rodman Flender, suo nonno lo sceneggiatore Harold Flender.
Ma sul palco c’è lui. Per il ruolo di Elio nel film di Guadagnino si è fatto notare dal grande pubblico e dalla critica, con tante candidature tra cui i Golden Globe, Bafta e Oscar. Guadagnino ha annunciato che la pellicola avrà un seguito. Woody Allen l’ha già scritturato per il nuovo film, come scritturò DiCaprio in Celebrity nel 1998. E il cerchio si chiude.