Il Messaggero, 8 marzo 2018
Piano Ue per fermare Trump: contro-dazi e alleanza con Xi `
BRUXELLES È un momento di grande incertezza: mezzo mondo è sospeso in attesa che Donald Trump decida se procedere o meno lungo la china di attacchi e ritorsioni commerciali. Un gioco dal quale molti usciranno con le ossa rotta e che minerebbe nel profondo le relazioni economiche e politiche globali. La decisione di fissare dazi alle importazioni di acciaio (25%) e di alluminio (10%) è attesa entro questo fine settimana. L’Europa e le grandi nazioni del mondo coinvolte in questo ritorno a vecchi istinti protezionistici da parte americana, giustificati in nome della sicurezza nazionale, non vogliono stare con le mani in mano. Così la Commissione prepara una lunga lista di contromisure pronte a scattare: Harley-Davidson e jeans Levi’s, ma anche decine di prodotti in acciaio, (laminati piatti inossidabili e tubi senza saldatura), auto, moto, altri veicoli da trasporto, barche a motore yatch compresi, canoe. Poi prodotti agricoli e alimentari tra cui fagioli, burro di arachidi. E diversi tipi di bourbon e whisky, sigari, sigarette, tabacco sciolto, da pipa e da masticare. Infine, prodotti tessili (T-shirt, pantaloni, abbigliamento intimo di cotone), scarpe di cuoio, prodotti di bellezza, olii essenziali, batterie, carte da gioco. La Ue esporta negli Stati Uniti ogni anno acciaio per circa 5 miliardi di euro e alluminio per circa 1 miliardo. L’impatto finanziario dei dazi americani potrebbe essere di circa 2,8 miliardi e sarà questo il valore della difesa anti-dazi.
I TRE PIANITre i piani sui quali si muove la Ue: ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio in stretto contatto con gli altri grandi partner colpiti dai dazi Usa; verifica sulla possibile ulteriore invasione di acciaio e alluminio dall’Asia e in particolare dalla Cina (per compensare le minori esportazioni negli Usa); infine la lista dei controdazi. A Ginevra, dove ha sede l’Omc, la Cina si erge (di nuovo) a tutore delle regole globali e anche questa è una delle pesanti ironie degli eventi. A nome di 18 membri Omc ha chiesto a Trump di annullare il progetto di dazi. Giappone, Canada e Russia sono sulla stessa linea. «Invocare da parte americana i diritti a difesa della sicurezza nazionale è del tutto ingiustificato», dice la commissaria al commercio Cecilia Malmström. Teme il peggio il Fondo monetario. L’ad Di Fca Sergio Marchionne invita alla calma: «Bisogna riconoscere che una parte dell’amministrazione Trump sta cercando di raddrizzare delle posizioni commerciali che sono andate oltre i limiti del passato». Come è noto, Fca è un grande produttore negli States.
La tensione coinvolge anche i mercati. Il segretario al commercio Wilbur Ross dice che gli Usa non vogliono una guerra commerciale. Anche Wall Street, nel corso della giornata, reagisce malissimo alla notizia che il consigliere di Trump Gary Cohn lascia la Casa Bianca: era contrario ai dazi. Segno che a Washington avrebbe vinto la linea protezionista. Però in Europa si spera che Trump ci ripensi. Il ministro dell’agricoltura Usa Perdue evoca il peso di possibili ritorsioni sui prodotti agricoli americani. Stando al Washington Post il responsabile della Difesa Mattis e il segretario di Stato Tillerson si preoccupano del peggioramento delle relazioni con gli alleati. Si dice che alla Casa Bianca il confronto sia ancora aperto. Il segretario al Tesoro Mnuchin indica che sono allo studio delle deroghe. E la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, fa sapere che si sta pensando a esenzioni per Messico, Canada «e forse anche per altri Paesi».