la Repubblica, 8 marzo 2018
Troppi affari e l’accusa di Balotelli, i primi guai del senatore Iwobi
SPIRANO ( BERGAMO) Ed eccoci qua, nel borgo di 5.714 abitanti più un senatù, tutti cattolici e leghisti a Spirà, dice il cartello bilingue, che confina con Urgnano ( Urgnà) e con Brignano ( Brignà), come si usa da queste parti, dove la Lega non è una sorpresa. «Mio marito Toni è stato il secondo nero arrivato a Spirano.
Il primo si chiama Charlie e fa ancora lo stalliere. Toni invece ha smesso con i cavalli, ha studiato alle serali, poi è diventato imprenditore e oggi è senatù. Sono così orgogliosa!». Nel giardinetto di casa Iwobi la moglie Lucia accetta i complimenti delle vicine e racconta del marito nero leghista, uno tesserato fin dal ‘93, quindi vecchia Lega bossiana. Uno «umile, sempre generoso, fin troppo. Un vero bergamasco, più di me. Uno a cui piace la polenta, uno di noi, insomma». Quando a ottobre «Salvini lo ha chiamato per chiedergli di candidarsi lui ha detto subito sì, c’è una fiducia reciproca». Ma il bergamasco Toni Chike Iwobi è appena stato eletto a Palazzo Madama, quando il perfido bresciano Balotelli lo attacca a tradimento: «Forse sono cieco io o forse non gliel’hanno detto ancora che è nero». E Toni neanche un plissé, gli ha solo mandato a dire che «in questo momento preferisco ignorarlo. Lui è un grande giocatore e rimarrà tale, spero che si limiti a fare il suo bel lavoro, visto che è portato a farlo». Ha anche aggiunto di avere «due squadre del cuore: l’Atalanta e l’Inter. Se Balotelli giocasse nella mia squadra del cuore, tiferei per lui. Quando è andato al Milan ci sono rimasto male, visto che sono interista». La moglie Lucia invece va giù più pesante: «Balotelli è un bambino, già sapevamo che non era intelligente, ora abbiamo un’ulteriore conferma della sua non intelligenza. Vorrei tanto sapere cosa ha fatto per il suo Paese di origine. E dire che ha il soldo facile… Forse gli dà fastidio che Toni sia nero? Toni ha sempre fatto del gran bene proprio per il Ghana di Balotelli. Con l’associazione Passmondo, fa venire su quattro infermieri e un medico alla volta, a imparare come si lavora nei nostri ospedali». «Non conta il partito, ma la testa dell’uomo. E lui è un uomo di fede», dice Giacomina, 85 anni, a cui Toni piace tanto. Salvini un po’ meno, «soprattutto quando dice Forza Vesuvio, forza Etna… E adesso cosa succederà, faremo come le due Coree?». La pia Giacomina dubita che Iwobi si metta di colpo a fare il razzista, lui che in passato, racconta Lucia, «quando è arrivato qui, certo lo guardavano tutti con diffidenza».
Il ventenne nigeriano («di famiglia non povera», ha dichiarato), poi emigrato negli Stati Uniti, «dove ha preso una laurea breve in informatica, ma quando è arrivato qui faceva lo stalliere dal Beretta Pasquali, allevamento dove viene fare equitazione anche Zaia». Era il ’77, racconta Lucia, «fu un colpo di fulmine, io avevo 16 anni. Al bar gli amici di mio padre gli dicevano ma chi ti tiri in casa. Nel ’78 ci siamo sposati». E poi «è riuscito a entrare all’Amsa di Milano, faceva lo spazzino, ma dopo tre mesi è passato impiegato», e lì è rimasto fulminato dal Sal, sindacato autonomista lombardo.
Comunque – notizie prese dal curriculum depositato al Comune di Spirà – Iwobi ha poi preso un diploma in Economia aziendale a Manchester, in Inghilterra, e un diploma professionale a Treviglio, come analista contabile. Nel frattempo ha lavorato alla Montubi di Vimodrone (impianti petroliferi e gas), poi l’Amsa, e il grande balzo, nel 2007: direttore dell’«azienda informatica svizzera Dynamic Communication», sede nel Canton Grigioni.
Poi è arrivata la sua fortuna: amministratore delegato della «ditta di sicurezza e servizi informatici Oggi, Data Comunication», sede a Spirano, Legaland. Azienda fortunata, grazie alle giunte leghiste o a partecipazione leghista. Ad esempio: nel 2014 il direttore generale dell’ospedale di Treviglio, poi trasformato in ASST Bergamo Ovest, ovvero il leghista Cesare Ercole, assegna all’azienda di Iwobi un contratto da oltre 2 milioni per tre anni e un altro da 350mila euro, più altri di varia durata per importi variabili tra i 30 e i 40mila euro, e sempre senza gara. Trattativa diretta, una procedura che oggi sarebbe impossibile, perché se il contratto supera i 50mila euro tocca fare una gara europea. Quindi, un’azienda nutrita dalla Lega, di cui Iwobi è nel frattempo diventato uno importante: responsabile immigrazione della Lega, nel 2014, dopo aver bazzicato via Bellerio «e Pontida, sempre», ricorda la moglie, quando molti dei presenti storcevano il naso davanti al dirigente nero sul palco, e di sicuro non si trattava solo del popolo in kilt e corna in testa. Sul pratone spesso infangato come Woodstock qualcuno già pensava che Iwobi era solo una foglia di fico, perciò serviranno molte benedizioni, «ma noi andiamo tutte le domeniche a messa al santuario di Caravaggio», dice Lucia, e ora toccherà trovarsi un santuario più potente a Roma, come minimo.