la Repubblica, 8 marzo 2018
Intervista alla nonna volontaria: «In Kenya a 93 anni perché i bambini mi ridanno la vita»
Ed è una star dei social, dopo che sua nipote Elisa ha pubblicato un post con la foto della “giovanotta Irma” in partenza per andare ad aiutare i bambini di un orfanotrofio in Kenya. Ma lei non usa i computer: «A me piace incontrare la gente. I miei nipoti dicono che ho il “dono” di entrare in contatto con le persone». Irma parla in dialetto veneto, sorride molto (sembra di vederla anche per telefono) e fa sembrare le cose più difficili semplicissime.
Chi è Irma Dell’Armellina?
«Sono nata e cresciuta a Noventa Vicentina. Sono stata moglie, ma per poco tempo, mio marito è morto quando avevo 26 anni. Sono stata madre e ho avuto tre figli. Una figlia è morta ed è stato il secondo grande dolore della mia vita. La vita mi ha insegnato ad andare sempre avanti. Per mantenere i miei figli ho fatto tanti lavori: lavapiatti, cameriera e cuoca in una trattoria, operaia in una fabbrica di cetrioli, magazziniera in una azienda di tabacco e di notte andavo nei capannoni a prendere i polli. Ho cresciuto i miei figli in una casa semplice e ora cresco cinque nipoti, loro mi dicono che sono severa, io dico che mi piacciono le regole».
Un viaggio in Kenya alla sua età è un’avventura?
«Il viaggio è stato faticoso e gli spostamenti non sono facili, per fare 30 chilometri ci vogliono anche 3 ore. Ci spostiamo con apecar e furgoni. Ma la fatica è ripagata dalla gioia. Ho visitato l’ospedale di North Kinangop e Ongata-Rongai Fatima hospital dove c’è l’orfanotrofio. E devo vedere il nuovo orfanotrofio: è quasi pronto e sono così emozionata. E dopo i primi giorni molto intensi, ora siamo a Malindi.
Ho giocato con tanti bambini, ho incontrato donne con occhi luminosi a cui ho comprato gonne colorate e sono diventata amica di Robert, che non aveva mai avuto un orologio. Gli ho regalato il mio e mi ha abbracciato così forte che quasi mi sollevava da terra».
Irma, a 93 anni, perché ha deciso di andare tre settimane in missione in Kenya?
«Dieci anni fa ho conosciuto alle terme, per caso, Francesca Fontana e Giannino Dal Santo. Giannino è un missionario da 10 anni, siamo diventati amici e mi ha parlato di suo cugino padre Remigio, missionario della diocesi di Padova, del Kenya e dell’Associazione Mulinelli di Sabbia. Vivo della mia pensione, ma in questi anni, per come ho potuto, ho fatto loro piccole donazioni. Da qualche anno padre Remigio, che ha 84 anni, è ricoverato in Kenya ed è nato in me, sempre più forte, il desiderio di andare a trovarlo. Volevo abbracciarlo e volevo abbracciare i bambini che lui aiuta da anni».
Ma con la lingua come fa?
«Io parlo solo veneto, ma mi faccio capire sempre».
Come ha scritto su Fb sua nipote Elisa, «ci vuole un pizzico di incoscienza nella vita».
«Un po’, ma spero che ora qualche giovane o qualche pensionato capisca che si può sempre dare una mano. Non è che quando si è vecchi non si è più utili. Se il corpo ti assiste, si possono fare molte cose.
E se si è giovani non bisogna sprecare le energie, ma dare un senso alla propria vita».
Cosa ha portato nella valigia?
«Pochi abiti, tanto filo colorato e vecchie cartoline con cui faccio scatole che regalo ai bambini: servono per conservare la felicità.
Ho anche tante caramelle, è bello quando si conosce una persona donare una caramella».
C’è qualcosa che le fa paura?
«Niente. Se ami la vita devi amare tutto, cose belle e cose brutte».
Cosa si porterà a casa da questo viaggio?
«I colori, i sorrisi, la fatica, molti amici e un pizzico di vita in più».