la Repubblica, 8 marzo 2018
Il tesoro del principe MBS alla conquista della City a colpi di petrolio
Nella valigia del principe appena sbarcato a Londra c’è un tesoro: e forse questo aiuta a spiegare l’accoglienza che la Gran Bretagna ha preparato per Mohammed Bin Salman, erede al trono saudita, al suo primo viaggio all’estero da quando è diventato l’uomo più importante del Paese, scavalcando anche suo padre, re Salman. Il tesoro con cui Mohammed Bin Salman si presenta in Gran Bretagna si chiama Saudi Aramco, o semplicemente Aramco, la più grande società petrolifera del mondo, di cui il governo saudita si appresta a portare in Borsa una piccola parte entro la fine dell’anno, in quello che si annuncia il più importante collocamento azionario ( Ipo) della storia delle borse mondiali.
Il valore previsto secondo gli analisti oscilla fra i 1.000 e i 1.500 miliardi di dollari, ma il principe vorrebbe arrivare a 2.000 miliardi: una cifra in grado di risollevare il London Stock exchange dallo shock post- Brexit, ma che fa gola ad altri mercati, primo fra tutto New York, non a caso prossima tappa del tour di MBS. In entrambi gli appuntamenti, Aramco ufficialmente non è fra i temi della visita: MBS vuole presentare i suoi piani di modernizzazione del Paese al mondo. Ma, al di là dell’agenda ufficiale, il tema dell’Ipo è quello su cui da mesi si concentrano i governi britannico e americano.
La cifra stimata per l’operazione – insieme ai milioni di sterline di armi che Londra fornisce regolarmente a Riad – aiuta a spiegare l’accoglienza senza precedenti per un uomo che non ha il rango di capo di Stato che Londra ha riservato a MBS: pranzo con la regina Elisabetta, cena con i principi Carlo e William e serata privata presso la residenza di campagna del primo ministro, a Chequers. L’offensiva di charme dei reali non è che l’ultima puntata di un lungo corteggiamento: a luglio il numero uno della Borsa, Xavier Rolet, ha proposto una modifica al regolamento del listino pensato apposta per accogliere Aramco, riducendo dal 25 al 5 per cento la percentuale minima di una società che può essere quotata.
La risposta di New York non si è fatta attendere: ad ottobre per chiedere ai sauditi di portare nella Grande mela il loro gioiello è intervenuto direttamente il presidente Donald Trump, naturalmente via Twitter: «Apprezzeremmo molto il fatto che l’Ipo si facesse a New York», ha scritto.
New York sarebbe, secondo chi segue l’operazione a Riad, l’opzione preferita da Mohammed Bin Salman ma a suo sfavore c’è un elemento non di poco conto: la legge che consente ai familiari delle vittime dell’11 settembre di chiedere risarcimenti all’Arabia Saudita – 11 dei 19 attentatori erano sauditi – espone Aramco al rischio di cause. Rischio che molti fra i consiglieri di MBS non vogliono correre.
Chi vincerà la partita? Spalancando i cancelli di Buckingham Palace Londra spera di fare passi avanti. Ma la realtà è più intricata di un pranzo a corte: «La scelta non sarà solo finanziaria, ma anche politica – spiega Hadi Fathallah, analista del Carnegie center – La decisione finale sarà presa con il road show che le banche d’affari stanno preparando: non sarà facile raccogliere tanti soldi. L’Ipo dovrà essere fatta dove gli investitori si diranno pronti a mettere soldi: e la maggior parte dei soldi in questo momento vengono dagli Stati Uniti».
Eppure Londra non rinuncia a sperare, come ha confermato ieri il vice ministro degli Esteri Alistair Burt. Con buona pace delle centinaia di persone che ieri a Londra hanno protestato contro la visita di MBS e il supporto del governo britannico per la sua guerra in Yemen: un conflitto che ha ucciso più di 10mila persone e ha ridotto alla fame 400mila bambini. E che va avanti anche grazie alle armi che Londra vende a Riad.