7 marzo 2018
APPUNTI PER GAZZETTA - CHE BESTIE SONO LA LEGA E IL M5SREPUBBLICA.IT"Se il Pd si allea con il M5S il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici"
APPUNTI PER GAZZETTA - CHE BESTIE SONO LA LEGA E IL M5S
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"Se il Pd si allea con il M5S il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici". Lo scrive su twitter il ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda. "Si può ripartire - spiega il ministro rispondendo a una follower - solo se lo si fa insieme. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un arrocco da un lato e un desiderio di resa dei conti dall’altro. Ridefinire il nostro messaggio al paese, riaprire iscrizioni e tenersi lontano dal M5S. Il leader c’è e fa il presidente del Consiglio". Quindi pieno appoggio a Paolo Gentiloni, che aveva salutato con un "grazie" l’ingresso nel partito del ministro dello Sviluppo.
Benvenuto @CarloCalenda! pic.twitter.com/wkStvYSTvR
— Partito Democratico (@pdnetwork) March 7, 2018 Nel caos attuale del Partito democratico, anche oggi tiene banco il dibattito "alleanza sì, alleanza no" in un eventuale governo con il Movimento. Netto no ad accordi con Di Maio arriva da Andrea Orlando, leader della minoranza interna dem, che si spinge anche oltre, contabilizzando la scelta dei vertici del partito: "Il 90% del gruppo dirigente del Pd è contrario ad un’alleanza con il M5s". E intanto, grandi manovre in vista della Direzione Pd di lunedì, cui sembra sempre più certo che il segretario dimissionario non parteciperà. E per la fase di transizione si rafforza il ruolo del vice-segretario Maurizio Martina.ORLANDO: "NO DAL 90% DEL PARTITO AD ALLEANZA CON M5S"
"Un’alleanza con M5s? No, non siamo compatibili né con loro né col centrodestra. Stiamo discutendo dell’ipotesi di alleanza con Di Maio perchè è stata la prima introdotta nella discussione interna al partito ma abbiamo la stessa distanza con i grillini e con il centrodestra", così il ministro Andrea Orlando. Orlando: ’’Alleanza con M5S? Non siamo compatibili né con loro né con centrodestra’’ Condividi E ancora, in un post su Fb: "È stata una mossa brillante dal punto di vista comunicativo spostare il dibattito interno del Pd sul tema delle alleanze, anzi sull’alleanza con i 5stelle, oscurando così il tema del risultato elettorale. La discussione tuttavia mostra la corda.
La maggioranza, tutta, esclude questa ipotesi. Quindi quasi il 70% del Pd. L’area politica che mi ha sostenuto al congresso ha escluso la possibilità di un governo con i 5 stelle, così come con il Centrodestra, quindi si aggiunge un ulteriore 20% del Pd. In modo chiaro per questa prospettiva si è pronunciato Michele Emiliano che ha ottenuto al congresso il 10%"... quindi il conto è presto fatto. Il 90% del gruppo dirigente del Pd è contrario ad un’alleanza con il M5s". Chiude così anche alla presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini che sull’eventuale alleanza chiede un referendum.
LEGGI Elezioni 2018, #senzadime: elettori Pd contro accordi con i 5 Stelle
PRESSING SU RENZI PER DIMISSIONI ’VERE’, SI RAFFORZA IL RUOLO DI MARTINA
Grandi manovre e tensioni intorno alla Direzione Pd di lunedì prossimo, direzione in cui il consenso a Renzi non appare più così granitico come in passato, con anche esponenti di peso anche della maggioranza come Luigi Zanda che gli chiedono un vero passo indietro. E lui, il segretario, con grandissima probabilità non sarà presente. E intanto la figura individuata dalle varie componenti per guidare la fase di transizione verso il congresso e i prossimi delicati passaggi istituzionali, sembra essere il vicesegretario Maurizio Martina che, proprio per il suo ruolo, potrebbe essere immediatamente operativo. "Si sta lavorando per arrivare una soluzione concordata evitando contestazioni e lacerazioni", dice chi lavora alla mediazione.
Il segretario dem è a Firenze ma si tiene in costante contatto con Roma e chi lo ha sentito lo descrive "ben consapevole" della situazione. Dice un big renziano: "Matteo lo sa che la sua esperienza da segretario è chiusa, finita. E infatti sarà Martina a fare la relazione lunedì". Gli orlandiani, al termine di una loro riunione alla Camera, hanno predisposto un documento che chiede dimissioni effettive di Matteo Renzi e gestione collegiale e unitaria del partito da subito, a partire dalla composizione delle delegazioni che saliranno al Colle per le consultazioni. E no a "alleanze inverosimili con i 5 Stelle" e a "inciuci con la destra". "Deve aprirsi una fase nuova che deve portarci a discutere seriamente del fatto che siamo scesi al 18 per cento, una sconfitta di proporzioni storiche", così la minoranza dem.
CALENDA AL NAZARENO E A PALAZZO CHIGI
Torniamo al ministro dello Sviluppo. Stamattina è stato al Nazareno, dove ha preso la tessera con tanto di photo opportunity insieme a Maurizio Martina. Subito dopo, la visita a Palazzo Chigi: "Il Pd ha un leader ed è Paolo Gentiloni che è a Palazzo Chigi e adesso io vado lì", ha detto Calenda. Il dado è tratto, ha detto all’uscita.
Se il PD si allea con il M5S il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici. https://t.co/JKAloycTFB
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) March 7, 2018 CHIAMPARINO APERTO AL DIALOGO CON M5S, EMILIANO SILURA CALENDADi un dialogo con M5S, torna invece a parlare il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino: "Non è il pd che si sposta verso i 5 Stelle, sono gli elettori che ci hanno mandato all’opposizione. Poi il dialogo e il confronto sono alla base della vita del parlamento. Chiaramente spetta a chi ha vinto fare delle proposte. A M5s dico: dite al paese, al parlamento, cosa volete fare, quali sono le vostre proposte politiche e programmatiche". Mentre un altro governatore possibilista, Michele Emiliano, attacca duro Calenda: "Bisogna liberarsi di personaggi come lui".
SALVINI: "ALL’ORIZZONTE VEDO UN ACCORDO M5S-PD"
Nel dibattito anche aspro tutto interno al Pd su eventuali alleanze parlamentari o scelta di rimanere all’opposizione interviene il leader della Lega, Matteo Salvini che si allarma: "All’orizzonte vedo un accordo tra Cinquestelle e Pd. Visto il silenzio dei pentastellati sugli incarichi dei Servizi, non vorrei ci fossero altri ragionamenti dietro". rep Editoriale La sinistra resti dalla parte delle sue idee di EZIO MAURO Salvini si riferisce al via libera del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Cisr) di un decreto - approvato qualche giorno fa a larghissima maggioranza - sulla permanenza per altri 12 mesi di Alessandro Pansa direttore del Dis e Alberto Manenti direttore dell’Aise, vertici dei Servizi di sicurezza. Il silenzio è stato rotto poco dopo dal senatore M5s e componente del Copasir, Vito Crimi: "Il Movimento 5 Stelle ’è contrario’ ad una proroga indiscriminata dei vertici servizi, ma è consapevole della necessità di garantire in un momento così delicato la direzione dell’intelligence, indipendentemente da chi ricopre oggi questa carica. E il prossimo premier avrà comunque, secondo legge, la possibilità di confermarli o cambiarli".
REDDITO DI CITTADINANZA
MILANO - È stata secondo molti osservatori la carta vincente del Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni. Il reddito di cittadinanza è una delle misure cardine del loro programma economico. Un argine contro la povertà secondo i suoi sostenitori, un sussidio a pioggia che non è destinato a risolvere il tema della scarsa occupazione per i suoi detrattori. Il tutto con l’incognita delle coperture, visto che come ha documentato il professor Roberto Perotti su Repubblica, per finanziare l’intervento sarebbero necessari 29 miliardi, più del doppio di quanto ipotizzato dal Movimento 5 Stelle utilizzando una simulazione Istat, 14 miliardi.
Ecco, intanto, quali sono le principali cose da sapere.
CHE COS’E’ IL REDDITO DI CITTADINANZA, IN GENERALE
Il reddito di cittadinanza è uno strumento di sostegno economico destinato a chi non ha un lavoro o percepisce stipendi molto bassi. In sostanza si garantisce che nessuno possa scendere sotto una determinata soglia di reddito. Per questo in Europa si parla più facilmente di reddito minimo garantito per distinguerlo dal reddito di cittadinanza, che è invece un contributo universale concesso indipendentemente dal reddito e dalla disponibilità o meno a lavorare. Una sperimentazione di questo strumento è in corso in Finlandia. Il reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 Stelle è, nei fatti, una forma di reddito minimo garantito. In Europa questo beneficio è presente, in varie forme, in tutti i Paesi ad eccezione di Italia e Grecia. Nel nostro Paese da quest’anno è però in vigore il Rei (reddito di Inclusione), uno strumento di contrasto alla povertà, riservato però a una platea più ristretta di quella della proposta M5s.
LA PROPOSTA M5S, COME FUNZIONA E QUANTI SOLDI
La proposta M5s depositata nella legislatura passata prevede un sostegno economico variabile a seconda della composizione del nucleo familiare e dal reddito già percepito. Nel caso di un cittadino single l’importo può arrivare fino a 780 euro. Nel caso di una coppia con due figli ad esempio di età inferiore ai 14 anni il beneficio sale a 1638 euro, qiualora il reddito familiare sia pari a 0, cioè nessuno dei due abbia un lavoro e guadagni un solo euro. Nel caso il singolo o la famiglia percepisca un reddito, ma inferiore alla soglia di povertà garantita dal reddito di cittadinanza, il sostegno economico coprirebbe la differenza.
A CHI E’ RIVOLTO
Possibili beneficiari del provvedimento sono tutti i cittadini italiani maggiorenni. Esclusi quindi gli stranieri, anche se con regolare permesso di soggiorno. Il disegno di legge pentastellato richiede poi per chi ha tra i 18 e i 25 anni il possesso almeno di una qualifica professionale, di un diploma di istruzione secondaria di secondo grado o superiore o la frequenza di un corso di formazione per accedere a questi titoli. Anche i pensionati ne avrebbero diritto, come integrazione rispetto a quanto percepito di pensione fino al raggiungimento delle soglie.
COSA FARE PER MANTENERE IL REDDITO DI CITTADINANZA
Ai possibili beneficari verrà richiesto di iscriversi ai centri per l’impiego - che nel programma dei Cinque Stelle dovrebbero essere potenziati - dimostrando di impiegare almeno due ore al giorno nella ricerca del lavoro. Allo stesso tempo dovranno dare disponibilità a partecipare a progetti gestiti dai comuni di utilità sociale fino a un massimo di otto ore settimanali e a partecipare ai percorsi di formazione eventualmente indicati dai centri per l’impiego. I beneficiari perderanno il sostegno in caso di rifiuto per tre volte di offerte professionali sottoposte loro dagli stessi centri.