Libero, 6 marzo 2018
«Vestito da meccanico, acciuffai i terroristi libici»
«Hanno imparato a trasformare la paura in coraggio e a dosare la forza». Non c’è miglior modo per racchiudere in una manciata di parole il significato di essere un GIS, uno dei carabinieri del Gruppo Intervento Speciale istituito giusto 40 anni fa, nel febbraio 1978. Uomini di tempra non comune, quelli che, come direbbero gli anglo-americani, vantano the right stuff, la stoffa giusta, cucita addosso, su quella pelle messa a repentaglio senza batter ciglio, per difendere i cittadini e gli interessi geopolitici dello Stato, in Italia e nel mondo. A sintetizzarne l’essenza, uno dei fondatori del nucleo, quel Comandante Alfa che, come vuole la prassi, si cela dietro un nome di battaglia. Si sa solo che è nato attorno al 1950 e che viene dai carabinieri paracadutisti del Tuscania. Nessuno dei Gis, del resto, può farsi riconoscere, sempre occultando il viso col proverbiale “mephisto”, il passamontagna che scopre solo gli occhi. La loro è una vita di dedizione e sacrificio spinti al limite, a cui il Comandante Alfa ha dedicato Missioni segrete, l’ultimo libro da lui scritto per Longanesi (230 pagine, euro 16,90), che presenterà a Milano il prossimo 9 marzo alle 17.00 alla rassegna “Tempo di Libri” di Fiera Milano City.
Pagine in cui storia e stati d’animo sono indissolubilmente intrecciati per tratteggiare l’avventura del GIS a partire dal primo grande cimento, la ricerca di Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse, nella primavera 1978. Ricorda l’autore: «Facemmo irruzione in diverse case romane che avevano attirato i sospetti degli investigatori. In qualche caso, per non rivelare la nostra esistenza indossammo la divisa nera della Territoriale».
INTERNAZIONALE
Era solo l’inizio, poiché il commando italiano era destinato ad assurgere a fama internazionale, tanto da essere prescelto dall’Onu per affiancare i suoi funzionari nel prelevamento, il 5 aprile 1999, dei due terroristi libici responsabili dell’attentato di Lockerbie. Camuffati da meccanici, arrivarono a Tripoli col Boeing 707 che portava i negoziatori Onu, pronti a ogni emergenza. All’aeroporto si temeva un ripensamento del regime di Gheddafi, quando non la cattura dell’aereo, ma filò tutto liscio e i terroristi vennero consegnati alla corte dell’Aja. Il GIS operò anche in Kosovo, dove nel maggio 2011 assicurò alla giustizia Jedro Pantelic, “cassiere” della mafia locale. Erano cinque, i nostri carabinieri, in un commando misto internazionale con tre incursori dei Piketen svedesi, un cecchino dei Nocs italiani e cinque francesi del Gign. Lo trovarono nella città di Zubin Potok, sorvegliandone i movimenti col binocolo. Studiarono il percorso che il mafioso seguiva in auto verso Mitrovica. Dovevano bloccarlo senza testimoni, dato che la popolazione locale lo avrebbe difeso. E trovarono l’unico punto, una curva alberata, in cui la macchina sarebbe risultata nascosta. Lì lo arrestarono.
Più burrascoso l’impegno in Iraq, dove elementi GIS e Tuscania sostennero una vera battaglia il 4 aprile 2004 durante un pattugliamento notturno a Nassiriya contro le milizie sciite del Mahdi, Moqtada Al Sadr. Bersagliati con raffiche di Kalashnikov e granate a razzo Rpg-7, si arroccarono attorno alla loro autoblindo, il VM detto “Scarrafone”, e scacciarono gli sciiti con una mira infallibile: «I miliziani del Mahdi sparano senza nemmeno mirare. I colpi del GIS invece sono tutti mirati e ottengono l’effetto voluto. Il nemico all’improvviso si ritira, sparisce nel buio».
EROI
Solo pochi esempi, rimasti per molto tempo segreti, degli innumerevoli citati nel libro, vero omaggio ai carabinieri “speciali”. Già non è da tutti irrompere da una finestra armi alla mano, lanciando granate flash-bang a stordimento e decidendo in un secondoachisparareeachino,inuna stanza angusta, magari piena di ostaggi da salvare. Tutto sulla base di un piano che mille imprevisti possono far diventare carta straccia da un momento all’altro. In più, tenendo all’oscuro le proprie famiglie sul proprio vero lavoro. Arrivano gli ordini superiori, si parte, si “sparisce” per giorni o mesi, come un sottomarino che s’immerge continuando la sua navigazione nel silenzio e nel buio degli abissi. Tutto, sapendo che il segreto assoluto impedirà pubblici riconoscimenti sotto i riflettori. Nessuna fama, in un mondo come quello odierno in cui il fiorire dei reality show e della televisione spazzatura ha pervertito il senso genuino che aveva il meritarsi una sana notorietà dovuta a talento creativo, ingegno scientifico o culturale, eroismo militare o carisma spirituale e politico. Nulla di tutto ciò, il GIS rischia tutto se stesso nel silenzio del dovere e della giustizia.