la Repubblica, 7 marzo 2018
È il sogno della città globale
Nell’estate del 1963, 55 anni fa, fervevano i cantieri dell’Autosole, prossima all’inaugurazione. Con l’entusiasmo degli anni del miracolo economico, scriveva sul Giorno Andrea Barbato: “Quando il diaframma sarà caduto, tra Milano e Salerno ci sarà qualcosa di simile ad una città lunga 800 chilometri”. Qualche decennio dopo, la stessa immagine è tornata ad affacciarsi durante l’inaugurazione dell’Alta Velocità ferroviaria. Riducendo al minimo il tragitto tra Milano e Torino (o Milano e Bologna, o Firenze e Roma), il treno ha fuso le maggiori città in una serie di nuove metropoli, cambiando la vita quotidiana di migliaia di persone. Quali potrebbero essere le prossime tappe? L’idea di Hyperloop è affascinante, anche se non nuova. Del resto, chi non sognerebbe di vivere a Roma e poter essere in poco tempo a Berlino o Madrid? La visione è quella di connessioni a velocità supersonica tra le grandi città del mondo. Quanto è davvero fattibile un simile modello? Proverò a spiegarmi con un esempio personale. Qualche settimana fa ero a Londra e dovevo andare a Parigi. Avrei potuto viaggiare fino all’aeroporto di Heathrow, volare per 45 minuti, e quindi spostarmi di nuovo da Charles de Gaulle fino al cuore della capitale francese. Il tutto non sarebbe stato così diverso dall’esperienza Hyperloop: prima una trasferta fino a una stazione suburbana, un breve viaggio dentro un tubo stretto e scuro, infine una trasferta dal terminale di arrivo alla propria destinazione.
In realtà, invece dell’aereo, ho optato per il treno Eurostar. Mi sono ritrovato su un sedile spazioso, collegato alla wi-fi, guardando scorrere dal finestrino le campagne inglesi e francesi. In quelle due ore di viaggio ho pensato di avere a mia disposizione l’ufficio più bello del mondo. Dai primi dati emersi sembra che la capacità della linea di Hyperloop sarà circa un decimo di quella di una linea ferroviaria: il costo per passeggero dovrebbe quindi essere simile. A parità di fattori economici, tra le due opzioni io continuerei a scegliere il treno. Un altro limite delle connessioni alla Hyperloop è che potrebbero scavare un solco ancora più profondo tra metropoli interconnesse e una infinita provincia lasciata a sé stessa, dove l’automobile rimarrebbe la sola opzione possibile per spostarsi. In un’epoca in cui la frattura città-campagna si legge in filigrana nei risultati delle elezioni politiche, questo non è uno scenario desiderabile.
Internet sta accorciando le distanze, permettendoci di essere sempre connessi con il lavoro o con i nostri cari. I treni stanno così diventando estensioni dei nostri spazi personali. Non sarebbe allora il caso di dare la priorità a trasporti più comodi e diretti, superando l’idea novecentesca di viaggi rapidissimi tra grandi hub suburbani? Se davvero “il viaggio è la destinazione”, come abbiamo vergato tante volte sulle nostre cartoline adolescenziali, godersi spostamenti veloci attraverso il bellissimo paesaggio italiano, facendo quel che ci piace, mi sembra un sogno più sostenibile rispetto a una trasferta buia e supersonica.
L’autore è architetto e ingegnere, dirige lo studio di progettazione CRA ( Torino e New York) e insegna al Mit di Boston.