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 2018  marzo 07 Mercoledì calendario

L’amaca

Almeno saremo costretti a rimetterci a studiare. È il Sud, con il suo straripante voto grillino, che ha ribaltato il tavolo della modernità progressista, europeista, produttiva, globalizzata, quella che manda i figli all’Erasmus e non ha paura del mondo che cambia. Molto più del Nord leghista è il Sud dei cinquestelle ad avere stravolto la fisionomia politica italiana.
Ora ci si accapiglierà per stabilire se il plebiscito per Di Maio sia una rivolta di sottoccupati che chiedono lavoro e dignità, oppure la speranza di un nuovo, insperato assistenzialismo, con il salario di cittadinanza visto come una riedizione “porta a porta” della Cassa del Mezzogiorno. Non è una differenza da poco (è la differenza tra l’orgoglio e la questua), ma quello che conta è tutt’altro. Quello che conta è accorgersi, dalla sera alla mattina, che quel grande pezzo di paese, proprio come dicevano i bisnonni che scrivevano di questione meridionale, i nonni che ne riscrivevano, i padri che credettero di risolverla con i soldi pubblici e le clientele, infine noi altri che ce ne siamo prevalentemente fregati, beh quel grande pezzo di paese è povero e abbandonato, impolitico e arretrato. Anti-europeo non per scelta, ma per la forza delle cose. Se uno si dimentica di un problema, o finge di non averlo, prima o poi il problema gli salta addosso a tradimento.
Si chiamava questione meridionale, si chiama rimozione meridionale.