La Stampa, 7 marzo 2018
Scoperta la proteina che innesca la crescita dei tumori
Si chiama Erk5: questa proteina è in grado di modificare le cellule sentinella del nostro sistema immunitario, i macrofagi, verso una forma «alleata» del tumore. Il ruolo cruciale di Erk5 è stato rivelato per la prima volta da un team internazionale, il cui lavoro è apparso ieri su «Pnas», la prestigiosa rivista dell’Accademia delle Scienze degli Usa. Tra gli autori, Emanuele Giurisato, del dipartimento di Medicina molecolare e dello sviluppo dell’Università di Siena, ora a Manchester nel laboratorio della professoressa Cathy Tournier, e William Vermi, dell’Università di Brescia.
I macrofagi, che prontamente accorrono e intervengono nei tessuti in cui è inizialmente presente un tumore («Tam», «Tumor-associated macrophages»), producono una reazione infiammatoria tumoricida. Ma, man mano che il tumore cresce, l’interazione con il microambiente tumorale può determinare una riprogrammazione delle loro funzioni. In altre parole, diventano grandi alleati del tessuto maligno e finiscono per favorire l’angiogenesi e il trofismo del tumore, oltre che un’immunoinibizione.
Fino ad oggi non erano chiari i meccanismi alla base di questa radicale trasformazione e di conseguenza non si sapeva come evitarla. Gli occhi dei ricercatori erano, tuttavia, da tempo puntati su Erk5, proteina che è un mediatore critico nell’infiammazione, mentre era noto il ruolo dei macrofagi nella progressione e nella malignità dei tumori.
Il team, lavorando in vivo a Manchester, ha visto che lo spegnimento di Erk5 ha compromesso la crescita delle cellule tumorali innestate negli animali. «Eliminarla ha portato una riduzione del numero di macrofagi, abbondanti nei tumori, e ha permesso di bloccarne l’azione nociva. Si è visto così un arresto della progressione tumorale e una situazione infiammatoria anti-tumorale – ci spiega William Vermi dell’Università di Brescia -. A Brescia, invece, noi abbiamo analizzato tessuti tumorali umani e documentato che questa proteina era fortemente espressa nei macrofagi pro-tumorali umani. Ricordo che Erk5 non lavora da sola, ma coinvolge altre proteine, come Stat3, regolatore pro-tumorale cruciale».
La ricerca, che ha avuto il supporto anche dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, sta continuando. Si vuole verificare la possibilità che una terapia anti-Erk5 possa essere una soluzione efficiente contro il cancro. «Se fosse così, ci sarebbe un vantaggio trasversale, ovvero per diverse tipi di tumori», conclude Vermi, che sottolinea come «esistono già in uso preclinico degli inibitori di questa proteina. Abbiamo quindi una possibilità oggettiva di spegnerla tramite degli inibitori chimici».