La Stampa, 7 marzo 2018
Audiolibri la rivoluzione in ascolto
C’è un nuovo modo di leggere, al di là delle percentuali molto basse nella vendita degli e-book e del fatto che i «vecchi» libri di carta resistono impavidi: la lettura digitale si è integrata a quella tradizionale: non è più, se mai lo è stata, un’alternativa. E in questo panorama entra con grande autorevolezza un nuovo protagonista: l’audiolibro, il libro che si ascolta. È ancora un modo di leggere o siamo oltre questa frontiera?
La risposta dipende dai punti di vista; ma per l’Associazione editori, che a Tempo di Libri presenta una ricerca elaborata dal suo osservatorio in collaborazione con Peperesearch, non c’è dubbio che si tratti pur sempre di una lettura, anche se «meno impegnativa», come dice il responsabile dell’Ufficio studi, Giovanni Peresson, che questo lavoro illustrerà venerdì nell’ambito del programma professionale.
Audiolettori (anche se il termine può apparire a prima vista un ossimoro), dunque, e non solo ascoltatori. Storici della lettura come Alberto Manguel ci hanno insegnato del resto che il leggere in silenzio, assorti in sé stessi (sant’Agostino se ne stupì osservando il vescovo Ambrogio), non è una pratica così antica. Ma proprio la voce è ciò che la rivoluzione digitale ha rimesso in moto. Alla domanda se negli ultimi mesi sia capitato di leggere un libro su carta, o in digitale o in audiolibro, le risposte hanno indicato per il 62% il formato cartaceo, per il 27 l’e-book e per l’11 l’audiolibro, senza distinzione tra il cd o il file scaricato via Internet. Di queste scelte, l’una non esclude l’altra. La vera novità è nella percentuale degli audiolettori. Che, messa accanto a un altro test, spiega come i vari tipi di lettura non siano più alternativi.
Nel 2014 il 69% degli intervistati (tra i 14 e i 75 anni) dichiarava di leggere esclusivamente volumi cartacei, mentre nel 2017 questa percentuale è scesa al 56, e quella di chi sfrutta tutte le possibilità è salita dal 28 al 40%. L’audiolettore, in altre parole, è ecumenico, divide tempo e scelte secondo necessità, in armonia con fenomeni paralleli che riguardano la comunicazione. Non sarà un caso, ci fa notare Peresson, se da altre indagini risulta che l’80% delle persone afferma di aver mandato almeno una volta un messaggio vocale dal telefonino.
Il recupero della voce è figlio di tanti padri: i nuovi dispositivi che entrano nella vita quotidiana, ma anche le scelte di media tradizionalmente vicini al pubblico più attrezzato come Radiotre, che ha reso abituale, con Ad alta voce, la lettura dei classici. Senza dimenticare le grandi piattaforme internazionali: per esempio Audible (di Amazon, che ha per slogan «Rilassati e ascolta») è specializzata appunto in file audio a prezzi competitivi. Giunti ha appena concluso un accordo col gruppo svedese Storytel, e altri ancora stanno per arrivare in Italia, come ci ricorda Sergio Polimene, direttore editoriale di Emons, editrice pilota, da noi, in questo campo.
La calata dei giganti del web è una conferma: l’audiolettore – va da sé non esclusivo – potrebbe essere il vero protagonista dei prossimi anni. Alla Emons, fondata nel 2007, sanno che rappresenta una minaccia ma anche un’opportunità. «Proporre l’audiolibro è stato difficile – dice Polimene -: quando abbiamo cominciato c’erano già piccoli editori molto agguerriti, che però si rivolgevano soprattutto ai classici. La nostra idea originaria è stata quella di diffondere i contemporanei, facendoli leggere agli stessi scrittori». Per esempio Caos calmo con la voce di Veronesi. Si tratta di audiolibri in licenza, nati da accordi con gli editori. «La svolta però è recente, risale al 2015, quando pubblicammo l’Artusi letto da Paolo Poli», che evidentemente non ne era l’autore.
«Si era sotto Natale, vendemmo diecimila copie in due settimane, e trainò tutto il catalogo». I tempi erano maturi, la possibilità di «leggere» facendo anche altro (magari cucinando, nel caso dell’Artusi) stava diventando un comportamento corrente anche in Italia – all’estero da tempo gli audiolibri erano una realtà molto importante economicamente. «Oserei dire che in certi casi l’audiolettura supera il cartaceo, aggiunge qualcosa: per esempio, il nostro Pasticciaccio letto da Fabrizio Gifuni, che continuiamo a ristampare, ha trasformato un libro arduo come quello di Gadda in un prodotto per tutti».
Ma il cd, con cui andate in libreria, non sta diventando un supporto obsoleto? Non del tutto, è la risposta. «Gli editori che lavorano con noi, per esempio Feltrinelli, puntano proprio sulla libreria, dove vendiamo il 60% della nostra produzione», e dove Emons ha anche un linea editoriale cartacea, affidata a Victoria Von Schirach, che pubblica guide e gialli di autori tedeschi. «Siamo anche su tutti i siti. Il cd è effettivamente uno strumento in fase calante, ma tutti in casa hanno un computer che consente di spostare i file dove si desidera, per esempio sullo smartphone. Penso che a medio termine dovremo probabilmente inventarci qualcosa. Ma, almeno nel nostro caso, tutto sommato, non è così urgente».