La Stampa, 7 marzo 2018
Carige dice no a Raffaele Mincione
La Carige a trazione Malacalza respinge la richiesta del socio Raffaele Mincione di avere rappresentanza in cda. A Genova tira aria di burrasca e la questione potrebbe riservare altri colpi di scena. Per ora, il finanziere che attraverso il Capital Investment Trust ha acquistato il 5,4% della banca presentandosi al presidente Giuseppe Tesauro come socio stabile interessato a contribuire alla governance è stato respinto. Lo ha ribadito il cda di ieri, che ha anche approvato il bilancio 2017 con una perdita pari a 388,4 milioni.
«Alla luce della insussistenza dei presupposti per poter accogliere al momento le istanze di rappresentatività del nuovo azionista nella attuale composizione consiliare – scrive Carige – il cda ha inteso riaffermare il proprio impegno e attitudine alla realizzazione degli interessi di tutti gli stakeholders nella sua mutevole composizione azionaria nel tempo». Mincione aveva scritto a Tesauro il 23 febbraio. Il presidente gli avrebbe risposto con una lettera affermando quanto comunicato dalla banca. Mincione deve così attendere la scadenza naturale dell’organismo, nella primavera del 2019, per poter presentare la lista e in forza del suo 5,4% ottenere rappresentanza. Ma ora il finanziere starebbe lavorando a un “piano B”. Preso atto che il cda non può essere allargato perché contempla già il massimo dei posti (15, di cui 10 occupati da Malacalza che detiene il 20,6%) e una modifica statutaria dovrebbe essere avallata da Bankitalia, a Mincione non resta che giocare la carta della revoca. L’azionista rilevante può replicare chiedendo la convocazione di un’assemblea avente per oggetto revoca e rinnovo del cda. «Il consiglio non potrebbe negare tale richiesta», dice una fonte. L’evento andrebbe convocato dopo 40 giorni e Mincione potrebbe presentare (al cda) regolare lista (25 giorni prima dell’assemblea). «Un’operazione poco ortodossa», spiegano fonti finanziarie, ma non per questo remota.
Ma il finanziere starebbe lavorando a un’alleanza con altri fondi, investitori istituzionali italiani e internazionali, interessati a Carige. E se Malacalza dovesse salire sino al 28% come autorizzato dalla Bce (la famiglia deciderà entro giugno), l’ago della bilancia diventerebbe Gabriele Volpi oggi al 9%. Alcuni fonti fanno notare che un’operazione del genere «è delicata» perché cadrebbe sotto i riflettori di Consob, «che potrebbe obbligare l’azionista a un’Opa». I fondi sarebbero animati da diversi interessi, compresa la prospettiva di un’aggregazione della banca ligure. Su questo fronte si registra Marco Morelli, ad di Mps, che ieri si è smarcato spiegando che il tema «non è né sul mio né sul nostro tavolo». E lo stesso ha fatto Giampaolo Maioli di Crèdit Agricole a chi gli chiedeva di Carige: «Siamo un gruppo che investe e continueremo a farlo, ma se mi chiedete se oggi ho dei dossier sul tavolo dico di no». Nel bilancio 2017 di Carige che l’assemblea approverà il 29 marzo le perdite salgono a 388,4 milioni (rispetto al -380,5 milioni del preliminare) per via della contabilizzazione di ulteriori rettifiche sulle sofferenze per 11 milioni al lordo del relativo effetto fiscale.