Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  marzo 07 Mercoledì calendario

Faccia che ride

Uno dei misteri più intricati delle Idi di Renzi è il seguente: come avrà fatto il Pd a perdere pure la rossa Pesaro, nonostante schierasse un ministro popolare come Minniti e avesse contro un cinquestelle espulso dal movimento che lo aveva candidato? I giovani democratici del luogo hanno azzardato una risposta su Facebook: «Rispetto a cinque anni fa abbiamo perduto 3888 voti, più o meno il numero dei decessi in città. Non è che gli elettori di sinistra non c’hanno votato, è che sono morti». Si spera abbiate sorriso. Perché tale era l’intento dei giovanotti: sottolineare con una goccia di umorismo nero che il partito che un giorno forse riceveranno in eredità si rivolge soltanto ai vecchi elettori e rischia di morire un po’ alla volta con essi. Invece di un dibattito sul decisivo argomento, in Rete si è alzato il solito tsunami di indignazione e violenza verbale. La colpa dei ragazzi di Pesaro sarebbe di avere infranto le regole dei social, dove le battute vanno segnalate con una faccina che ride per distinguerle, immagino, dalle bestialità (vasto programma). Ma i giovani del Pd hanno fieramente rivendicato il rifiuto di inserire immagini giulive in fondo alla frase. Sarebbe, hanno detto, «la morte della comicità». Sono completamente d’accordo a metà (faccina). La battuta seguita da un segno grafico è come un bacio preceduto dal cartello «smack». Sventurato il popolo che per capire quando qualcosa fa ridere ha bisogno che qualcun altro glielo dica.