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 2018  marzo 07 Mercoledì calendario

La guerra per le spoglie di B. Il cerchio acido “salvinizza” FI

Berlusconi, game over. Una speranza consumata e troppe volte vana, in passato. Ma mai così vicina come adesso. Anzi vicinissima. Ché l’ex Cavaliere ha 81 anni ed è arrivato secondo in casa sua, in quel centrodestra che fondò da Padrone Assoluto un quarto di secolo fa, ormai. In una parola, prigioniero.
Prigioniero del giovane “Matteo”. Non più il nazareno Renzi ma Salvini il populista della Lega, che stavolta ha sfondato ovunque dalle Alpi alla Sicilia e guarda dall’alto in basso il povero “Silvio”. Mai successo da queste parti. Il berlusconismo morente – politicamente s’intende eh! – è rappresentato dalle tante scene di amarezza e rabbia di queste ore ad Arcore, la residenza dell’Ottuagenario, comprese quelle della Fidanzata Francesca Pascale, furiosa per la mancata elezione in Campania dell’amata amica sicula Vanessa Sgarito.
Amarezza e rabbia. E rassegnazione. Ecco perché B. rischia il game over. Davanti a lui gli orizzonti sono ristretti. Forza Italia, da sola, non ha i numeri per nulla. E quando l’ex Cavaliere ha provato a sondare i fedelissimi su uno strappo da Salvini per rientrare nel gioco di un governo qualsiasi di scopo, si è sentito crudelmente rispondere: “Presidente ti seguirebbero in pochi, se non nessuno”.
È questa la prima, spietata verità sul prigioniero solitario di Arcore. La politica è una selezione darwiniana e gli azzurri sopravvissuti il 4 marzo, cioè eletti, vedono solo un futuro verde padano. Pronti a consegnarsi al nuovo leader del centrodestra. Il più esplicito, fanno notare ambienti berlusconiani, è stato l’altra sera Paolo Romani a Porta a Porta. Considerato un sicuro maggiordomo della Casa Reale di B., al punto da aver piazzato in lista il figlio Federico per le Regionali in Lombardia, Romani ha spiegato così il sorpasso a Vespa: “Salvini è giovane, ha tante energie per girare l’Italia, Berlusconi ha 81 anni, l’età fa la sua parte”. Al suo fianco c’era Ignazio La Russa, fratello d’Italia, che lo ha fulminato con una battuta: “Questa ti costerà cara”.
Vero. L’ex Cavaliere ha detto e ridetto fino all’ultimo istante della sua campagna elettorale, in tv e sulla stampa, di essere e di sentirsi “giovane”. Ma Romani non è il solo a pensare il contrario. C’è l’ex ministra Gelmini, c’è il governatore ligure Toti, vari peones eletti al nord, tutti convinti salviniani. Per non parlare dei due pilastri del cerchio acido che consiglia B.: l’avvocato Niccolò Ghedini e la segretaria tuttofare ora neosenatrice Licia Ronzulli, legata allo stesso Salvini da un saldissimo vincolo di amicizia. Oggi tutto lo stato maggiore azzurro spera in “Matteo” per un seggio nell’era post-berlusconiana che verrà.
La seconda verità sul prigioniero di Arcore ha preso forma nel vertice convocato ieri, seguito da un video in cui Berlusconi rivendica per sé il ruolo di “regista e garante” della coalizione. “Siamo sicuri che Salvini voglia avere davvero l’incarico?”. Il retropensiero, che lambisce finanche Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, non è solo causato dalla dura legge dei numeri: il centrodestra ha 260 seggi alla Camera e 135 al Senato, ben lontano dalla meta della maggioranza. Dice un berlusconiano di alto rango: “Salvini vuole votare tra un anno da capo dell’opposizione, per mangiarsi Forza Italia e vincere. Queste elezioni sono state per lui le vere primarie del centrodestra e adesso comanda lui. Eppoi si seppellirebbe da solo se andasse al governo con un inciucio rimediato grazie a più di 50 responsabili di ogni provenienza”.
Altra storia sarebbe un eventuale strappo di Salvini (che ieri ha “aperto” a sinistra), per virare sui Cinquestelle. Paradossalmente, l’ex Cavaliere vivrebbe la svolta come una liberazione personale.
La salvinizzazione in corso di Forza Italia ha però generato anche un duro processo interno. Sul banco degli imputati c’è il citato cerchio acido di Ghedini e Ronzulli. Sono tre giorni, per esempio, che Luigi Bisignani (P2 e P4) va scrivendo o ripetendo che la caduta di Berlusconi è colpa dei suoi consiglieri. Dici Bisignani, dici Gianni Letta, il Gran Visir del berlusconismo di rito andreottiano e romano. La colomba consociativista per antonomasia. E lo stesso Letta ha esternato la sua dolorosa delusione per gli errori del Presidente. Il sì al Rosatellum, la composizione delle liste, la decisione di dare alla Lega il 36 per cento dei seggi al maggioritario. Una Waterloo confezionata ad arte dai filoleghisti Ghedini e Ronzulli, appunto. Senza dimenticare le ambizioni del legale di approdare a Palazzo Chigi da vice di Salvini.
Adesso l’ex Cavaliere avrebbe aperto gli occhi sulle mosse “interessate” dei suoi consiglieri. Ieri, per esempio, ad Arcore si è rivisto Letta per il vertice azzurro. Sarebbe stato, Letta, pure ambasciatore di un messaggio chiaro del Quirinale: “Mattarella non favorirà mai un governo a trazione leghista, cosa succederebbe in Europa con Salvini a Palazzo Chigi o al Viminale?”.
In fondo, il berlusconismo si è intrappolato da solo in questa tagliola mortale, perché ha pensato di recitare tutte le parti in commedia come sempre. Solo che ha perso il ruolo di attore protagonista e la scena è cambiata.
E poi c’è la “roba”. Il conflitto d’interessi e la Borsa che ha punito Mediaset. Lunedì, quando ad Arcore è arrivato Salvini, la scena madre è stata questa: “Caro Matteo questi sono i miei figli, ti presento Marina e Pier Silvio”.