la Repubblica, 6 marzo 2018
«Prezzi bassi e trasparenti così i nostri cellulari di Iliad conquisteranno anche l’Italia». Intervista a Benedetto Levi
ROMA Torinese, 29 anni, gli ultimi sei passati anni a fare business tra Londra e Parigi, torna in Italia.
A guidare il nuovo operatore telefonico mobile Iliad Italia, che promette di creare molti grattacapi Tim, Vodafone e Wind 3. «Sono molto contento di tornare in Italia, dove ho la mia famiglia. Mentre purtroppo la fidanzata è parigina ed è rimasta lì», dice Benedetto Levi. Fisico asciutto, sportivo («gioco spesso a calcio e tifo Juventus»), giacca e scarpe da tennis rosse («marca Superga, ovviamente di Torino»), già nella figura si propone all’antitesi rispetto al mondo degli operatori tradizionali a cui oggi dichiara guerra. «Sì perché l’idea è distanziarci da loro. Faremo tutto in modo diverso e migliore, con tariffe davvero più economiche e più trasparenti, senza trascurare la qualità», dice Levi.
Nei mesi scorsi, i dettagli di Iliad e del suo arrivo in Italia sono stati un misto di segretezza e di voci infondate. Tra queste, il fatto che sarebbe dovuto arrivare in Italia entro la fine del 2017. «Macché: il nostro obiettivo è sempre stato quello di sbarcare entro quest’estate, con il marchio Iliad», lo stesso del gruppo guidato da Xavier Niel che gestisce uno dei principali operatori francesi.
Dopo la laurea in ingegneria gestionale al Politecnico di Torino, a 22 anni, è andato a Parigi per il master alla Scuola superiore di Commercio. Poi sempre all’estero e soprattutto in Francia, fondando due start up. Perché questa scelta di fare affari subito fuori dall’Italia?
«Era il 2012 quando ho cominciato a creare le mie aziende innovative. Prima Extraverso, che distribuiva accessori per i cellulari; poi Captain Train, specializzata in biglietti ferroviari. È stata acquistata dalla inglese Trainline e io sono stato l’amministratore delegato della filiale italiana. In quegli anni ho trovato l’ambiente parigino molto fertile per sostenere l’innovazione, certo molto più dell’ Italia. C’era un ecosistema favorevole, aiutato da misure pubbliche, dalla politica, e poi da investimenti privati nelle start up».
All’epoca l’Italia aveva appena cominciato a introdurre misure di sostegno per le start up. Forse avrebbero dato al Paese qualche chances in più?
«Sì, magari avrei avviato le aziende qui. Oggi, uno dei motivi per cui sono contento di tornare in Italia è che il panorama start up si sta muovendo nella direzione giusta, anche se resta iln ritardo rispetto alla Francia e agli altri Paesi europei».
Qui in Italia quanti sarete?
«Al momento siamo già più di cento, distribuiti in tutta la penisola. Stiamo assumendo moltissime persone, di fatto stiamo creando da zero un operatore che ambisce a diventare importante, anche se non posso rivelare i nostri target.
Avremo anche un call center».
Il call center sarà in Italia e avrete anche negozi fisici?
«Per ora posso dire solo che daremo ai nostri utenti tutti le possibilità per accedere alle nostre offerte».
Che caratteristiche avranno i vostri uffici?
«Innovativi e di design: voglio esprimere quello spirito di start up che ancora porto dentro e che credo sia in grado di attirare talenti nel mercato».
Uno spirito intraprendente ed entusiasta che però può non bastare, in un mercato telefonico affollato come il nostro. Come farete?
«Riteniamo che ci siano molti margini per proporre tariffe più basse, senza costi nascosti, in modo trasparente. Aspetti su cui gli operatori hanno peccato molto, soprattutto nell’ultimo periodo, con mosse che all’estero sarebbero impensabili. Mi riferisco anche alla vicenda delle tariffe a 28 giorni. Gli italiani hanno perso la fiducia negli operatori. E qui entriamo in campo noi».
Vi presentate come operatore low cost? Molti ci hanno provato e hanno fallito.
«Rifiuto l’etichetta low cost.
Saremo un operatore normale, non virtuale, con una nostra rete.
Già al lancio avremo una copertura nazionale, anche se all’inizio ci appoggeremo in parte sulla rete di Wind 3. Pensiamo di poter dare una qualità e una copertura anche superiore a quella dei concorrenti. Non mi sorprende che gli altri operatori abbiano paura e stiano cercando di ostacolarci in tutti i modi, lanciando a loro volta dei marchi low cost. O anche, per esempio, registrando in Italia il marchio Free, che è uno di quelli di Iliad in Francia. Peccato per loro che noi qui useremo il marchio Iliad».