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 2018  marzo 06 Martedì calendario

L’Emilia non è più rossa. Banche, migranti e povertà. Svolta nel fortino del Pd

Ognuno ha la sua spiegazione per il mondo nuovo. Quella di Leonardo Genusa, 65 anni, «disoccupato cronico» e factotum nella sede della Lega a Ferrara, è la seguente: «C’è un’espressione che per noi è diventata proverbiale. Come una battuta. Qualcosa che fa proprio ridere. L’ha pronunciata alcuni anni fa l’assessore Chiara Sapigni del Partito Democratico. Per lei i problemi che noi denunciavano non erano reali, ma dipendevano dalla “percezione soggettiva“. Quanti scherzi… La percezione soggettiva! A quel tempo la Lega oscillava fra il 2 e il 3 per cento».
Adesso ci sono bicchieri verdi sul tavolo, bottiglie vuote di birra e spumante, il crocefisso sulla parete e manifesti di Salvini appesi ovunque. Molti sono andati a dormire da poco, a metà pomeriggio. Ma ancora qualcuno c’è in questa piccola sede di periferia: «Li abbiamo asfaltati!». «Il ministro Franceschini a casa. Troppa grazia…». «Evviva Naomo! Forza Lega». Ecco la foto del segretario provinciale su una ruspa: «Naomo alla riscossa». La foto del segretario provinciale con la maglietta: «Più Rum, meno Rom». Lo striscione: «Noi con i cittadini, voi con gli spaccini».
Ecco la felpa con sopra scritto: «Naomo, il Pitbull dell’Emilia». La Lega è diventato il primo partito della provincia. Il segretario Nicola Lodi, detto Naomo per affinità con una gag di Panariello, l’uomo che ha organizzato le barricate contro i migranti a Goro e Gorino, si gode la vittoria con un certo sarcasmo. Alle 4 di lunedì mattina, armato di megafono, si è presentato sotto la sede de Pd. E giù a cantare: «È finita la cuccagna, è finita la cuccagna!». A Ferrara la Lega è al 26%. A Goro è arrivata al 43%.
L’Emilia per come era intesa non esiste più. Non è più rossa. Non è più ricca. Non è più in pace. Ancora non è chiaro quello che diventerà, ma la trasformazione si preparava da anni. I segni erano ben visibili. A Ferrara più che altrove, dove il crac della banca locale, la Carife, ha gettato nell’angoscia 32 mila correntisti. Quelli che adesso vengono definiti «risparmiatori azzerati». Insomma, quelli che hanno perso tutto.
Ma l’indice di povertà era già cresciuto dal 4,6 per cento al 10,2 nel giro di un decennio. La disoccupazione era già raddoppiata rispetto a quella di altre zone della stessa regione. Ed oggi, nella fascia d’età compresa fra i 16 e i 28 anni, arriva quasi al 24%. Eppure mai, mai dal Dopoguerra, era stato infranto il tabù. Emilia la rossa. Con i busti di Lenin nelle piazze dei paesi. Con le cooperative che tenevano in salvo tutti.
Oggi a Ferrara sembra di essere in Veneto. C’è la stessa aria carica di sofferenza e rabbia. Anche quello che succede sotto ai grattacieli, vicino alla stazione dei treni, lungo viale della Costituzione, secondo molti è stato decisivo. Succede che se ti avvicini alle cinque di pomeriggio a quelle torri, in pieno centro, ti vengono incontro in tre: «Vuoi qualcosa?». «Veramente no». «E allora levati di qui». Gli spacciatori arruolati dalla mafia nigeriana occupano il territorio in maniera quasi militare. I piccoli negozi hanno chiuso uno dopo l’altro. Gli alloggi dei grattacieli, edilizia popolare, hanno perso il 60 per cento del loro valore negli ultimi tre anni. E l’unica soluzione proposta dal Comune, in accordo con il governo, è stata quella di espropriarli a prezzi di mercato e poi abbatterli. Per cancellare il problema dalla faccia della terra. Questo sarebbe il piano. Poi si vedrà…
Persino le tre storiche roccaforti del Pd, le sezioni 94, 95 e 96 di via Bologna, sono state tutte espugnate dalla Lega. Perché? «Il motivo è semplice», risponde il segretario provinciale Nicola Lodi. «Per anni ci siamo battuti in solitudine contro il degrado dell’ex Palaspecchi, proprio in quella zona. E finalmente siamo riusciti a mettere in moto la bonifica e poi la ristrutturazione dell’area. Il Pd ha perso per colpa del suo negazionismo, per il suo perbenismo, per tutti questi anni passati a dire che non c’erano problemi oppure a nasconderli sotto al tappeto. Quando Franceschini, che non era mai venuto a Ferrara, si è presentato per un comizio e mi ha paragonato a Trump e Salvini, dandomi del populista, mi sono sentito onorato. Sono andato a ringraziarlo».
È in questo contesto che si sono sfidati l’ex ministro per i Beni culturali Dario Franceschini e l’avvocatessa Maura Tomasi di Comacchio, sconosciuta candidata della Lega. Lui ha preso il 29,14% dei voti, lei il 39,66%: una debacle. Franceschini ha riconosciuto la sconfitta: «Ho telefonato a Maura Tomasi per complimentarmi. Sarà lei a rappresentare Ferrara alla Camera. In casa nostra andranno analizzate e capite le ragioni di questa sconfitta, in Italia come in Emilia Romagna». Certo. Solo che qui fa più male. Fa più impressione. È caduto l’ultimo argine.
Il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, ovviamente del Pd, non ci sta: «Io credo di conoscere piuttosto bene i problemi di questo territorio. Il crac della banca locale ha inciso molto sulla nostra sconfitta. La Lega ha saputo far leva sulla paura per sfruttare i temi dell’immigrazione a suo vantaggio. Così come la competizione fra poveri, un tema di fortissima presa. Ma non c’è solo questo. Qui il turismo per la prima volta viaggia a doppia cifra, e in città non è rimasto un solo cantiere del terremoto».
Era la regione rossa. Adesso è il mondo nuovo. Innanzitutto, bisognerà cercare di capirlo. «Percezioni soggettive della realtà», se la ride il factotum della Lega Leonardo Genusa fra una telefonata di congratulazioni e l’altra. «Confidavamo di vincere, ne eravamo sicuri, però questo è un tripudio. Sai cosa vuol dire? Non eravamo noi gli scemi, altroché palle…».