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 2018  marzo 06 Martedì calendario

Sei km all’ora nelle nostre città nasce la tribù dei camminatori

Il capotreno non aspetta, pronti via: sei chilometri in un’ora. Chi non tiene il passo può scendere, ovvero fermarsi. Così i camminatori urbani attraversano ogni giorno i centri storici delle città emiliane tra Modena e Bologna. Da pochi mesi sono sbarcati anche a Roma: 130 treni a due piedi, guidati da chi sa tenere il passo al ritmo giusto, con 720 “passeggeri” hanno già percorso 900 chilometri. Nella capitale il fenomeno è nuovo, a Bologna ormai sono diventati quelli che camminano sotto i portici (anche quando piove). Nel paese di Castelnuovo Rangone la chiamano metropolitana urbana pedonale, a Spilamberto Elisa ha guidato la camminata anche a meno sette gradi, con la neve. Quelli di Vignola detengono il record: in oltre diecimila hanno percorso 5.400 chilometri dallo scorso giugno ad oggi. Sono pure andati a fare due passi veloci in trasferta: una sera a Venezia a fine febbraio, 12,3 chilometri in sessanta minuti mentre i turisti dormivano.
L’inventore del progetto della camminata sportiva autogestita è Luciano Rizzi, 58 anni e mai una sosta. Ingegnere modenese in quattro anni di lavoro volontario ha fatto crescere dal basso l’iniziativa, mettendo a punto la App per scaricare i percorsi coi tempi di percorrenza e gli orari di partenza. Ci si dà appuntamento su Facebook, la pagina si chiama “Città attiva”. Il segreto è camminare ogni giorno. Piccoli gruppi, certo. Ma che contagiano e spuntano come funghi, soprattutto nei paesi di provincia lungo la via Emilia. Centinaia sono ora le persone coinvolte in una decina di città e paesi.
Un esercizio fisico lento, breve, frequente e all’aria aperta «fa bene alla salute», significa prevenzione rispetto alle malattie cardiovascolari, assicura Rizzi, preparatissimo sugli effetti del movimento, peraltro low cost. «Con la pratica di un’attività fisica regolare il cuore diventa più robusto e resistente alla fatica – informa via social – Un cuore allenato pompa una quantità di sangue maggiore senza dispendio supplementare di energia: 10 battiti cardiaci in meno al minuto significano 5.256.000 battiti all’anno risparmiati». E poi c’è l’effetto socializzazione, si riscoprono vecchie abitudini. Gli anziani di Spilamberto, comune da 12mila anime, ricordano che «una volta gli abitanti del paese passeggiavano tutte le sere prima di cena per due ore in gruppi, andavano dalla Rocca alla casa del popolo avanti e indietro conversando».
Abituarsi a camminare è una terapia. «È un modo per fare attività aperto e accessibile a tutti, gratuito ovviamente. Il segreto del successo sta nella spontaneità: chi vuole viene e cammina con l’obiettivo di farlo con regolarità. L’unica regola è che devi dichiarare prima la velocità, chi non ha mai camminato deve partire con percorsi fatti al ritmo giusto, poi si aumenta», spiega Miriam, “capotreno” da un anno sotto le Torri. I camminatori scaricano lo stress della giornata al lavoro dandosi appuntamento alle sei e mezza di sera. Oppure partono alla mattina presto, prima di andare in ufficio. Ironici lo sono: il 6 gennaio a Vignola la camminata è stata fatta con le donne vestite da befane, il selfie è ai loro piedi. Giuliano, dopo più di 4400 chilometri percorsi e cinque paia di scarpe consumate, non ha dubbi: «Fa bene». «Sedersi è il nuovo fumo», la loro filosofia. «Si cammina velocemente o si corre lentamente». Mettetela giù come volete, spiegano. Basta tenere il passo.