Il Messaggero, 6 marzo 2018
L’arte e il lato oscuro del Sogno americano
Da quando l’American Dream è diventato un mito, e il diritto alla felicità è stato messo nero su bianco nella Costituzione degli Stati Uniti, l’arte ha cominciato a seminare il germe del dubbio. Cosa pensa la donna accigliata in posa accanto all’inquietante agricoltore di American Gothic, con un forcone in mano? E cosa si nasconde nella piccola casa di legno, dipinta di bianco, dietro di loro? Un sereno focolare domestico o un inferno di abusi e violenza? Questo quadro del 1930 ha avuto fortuna immediata, fino a diventare una sorta di Monna Lisa d’oltreoceano, oggetto di infiniti rifacimenti e parodie, ed è il più noto di un artista enigmatico e sinistro, chiamato Grant Wood.
La casa dello Iowa in cui trascorse la sua fanciullezza aveva lo stesso tetto spiovente, il medesimo candore disarmante. Ma nel capolavoro che dipinse nel 1930 a soli trent’anni – e che in Italia è servito a illustrare innumerevoli copertine di Antologia di Spoon River – la finestra si deforma, l’arco diventa acuto, come in una cattedrale germanica. Il pittore chiamò la sorella Nan, che gli fece da modella; e coinvolse anche un dentista, che restò in posa con quella giacca nera, la camicia senza colletto, lo sguardo fisso sul suo paziente al cavalletto.
LA RISCOPERTA
Grant Wood (1891-1942) «fu una figura complessa, un omosessuale represso, l’interprete di un’epoca turbolenta che ricorda molto la nostra», dice Barbara Haskell, che ha curato la grande retrospettiva dedicata a lui e che resterà aperta fino al 10 giugno al Whitney Museum di New York. «C’era tristezza, una profonda inquietudine», nelle sue opere: era tutt’altro che un pittore naïf, regionale o patriottico.
Figlio di un severo agricoltore quacchero, Wood si barcamenava con piccoli lavori di artigianato, come mobili e tessuti; in un suo lampadario le candele si poggiavano su pannocchie di granoturco. Ma chi era veramente? Un suo autoritratto sembra puntarci addosso uno sguardo indagatore, di sbieco, dietro le lenti rotonde. Occhi che scrutano negli abissi dell’anima. Il suo primo mecenate fu, non a caso, un impresario di pompe funebri, che gli commissionò gli interni della Funeral Home. Un’opera in mostra, Death on the Ridge Road, ritrae una scena che pare scattata con un grandangolo, con due auto lunghe e nere, forse il corteo di un funerale; e dietro la curva, invisibile alle macchine in corsa, si vede spuntare un enorme camion rosso, lanciato verso un mortale scontro frontale. In altre immagini i suoi lavoratori nei campi sembrano dei personaggi di moderni film d’animazione in 3D, o dei Botero improvvisamente sottoposti a cura dimagrante. Senza opere come queste è difficile immaginare, per esempio, i film dei fratelli Coen.
INDAGATORE DELL’INCUBO
Un altro indagatore dell’incubo era certamente Edward Hopper, i cui quadri oggi sono citati in tanti spettacoli, opere di grafica e spot televisivi. Visse molto più a lungo di Wood, ma sempre a cavallo di Ottocento e Novecento. Nei suoi quadri il Sogno Americano diventa una terra desolata, da impero della solitudine. Soir Bleu, dipinto nel 1914 a Parigi, si ispira a un verso di Rimbaud. Ritrae un Pierrot in un locale parigino, la sigaretta in bocca: è inquietante come un clown di Stephen King. Gli altri personaggi appaiono slegati tra loro, come per sottolineare la loro invalicabile individualità: c’è una donna in piedi, truccata in modo appariscente, che sembra dominare tutti dall’alto; a destra un signore con la barba fissa il pagliaccio truccato, con evidente disapprovazione, mentre la sua consorte fissa un bicchiere di vino rosso. Qui Hopper sembra ispirarsi a Degas; ma lo scopo finale è sempre lo stesso: «fissare sulla tela», come amava dire, le sue «reazioni più intime di fronte al soggetto». L’atmosfera è onirica; ma il sogno in cui ci troviamo non ha niente a che vedere con la leggerezza delle ballerine ritratte dal maestro francese. Ritroveremo la stessa destabilizzante sensazione di solitudine nei quadri della maturità. Nighthawks ritrae un locale visto dall’esterno, di notte: una coppia discute con il barista e, accanto, un uomo consuma da solo il suo drink, come per sottolineare la sua esclusione dalla festa.
LE DONNE
Negli altri quadri, le donne viaggiano in treno da sole, rimangono assenti davanti a una finestra, o si astraggono mentre il marito legge il giornale. Più tardi, gli artisti americani troveranno altri modi di esprimere il loro senso di esclusione. Jackson Pollock ci proverà con il dripping, facendo gocciolare colore sulla tela, diventando uno degli esponenti di spicco dell’action painting; altri, come Jean-Michel Basquiat, con i suoi murales visionari, o Keith Haring con i suoi pupazzi da fumetto, percorreranno in altro modo la via della rottura, del dissenso. L’arte diventa riproducibile, replicabile, un fenomeno di massa. Ma rappresenta sempre il lato oscuro del Sogno americano.