Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  marzo 06 Martedì calendario

Quanto mi spetta?

Il grafico che vedete accanto indica l’andamento della voce «reddito di cittadinanza» nell’ultima settimana in Google Trends. Detta facile, nella notte fra domenica e ieri (indicata da quei tre picchi tipo arrivo del tappone al Giro d’Italia) sono andati tutti su Google a cercare «reddito di cittadinanza». Si può ipotizzare un rafforzamento della teoria secondo cui agli italiani stanno più a cuore i loro diritti che i loro doveri, e più i loro interessi che i loro diritti. Oppure, meno maliziosamente, si può concedere che è perfettamente legittimo, anzi sacrosanto: è una promessa dei cinquestelle, vincitori delle elezioni, e gli elettori vogliono vedere che cosa gli spetta, nel dettaglio. C’è però un problema, e invitiamo Luigi Di Maio a prenderlo in considerazione. Se uno cerca «reddito di cittadinanza» esce che è un reddito distribuito a tutti i cittadini e cumulabile con altri redditi. Quello dei cinquestelle, invece, è un reddito di inclusione, molto rafforzato rispetto a quello già offerto dal Pd, e rivolto soltanto ai disoccupati. E c’è un altro problema, ancora più serio: il grafico mostra le aspettative; e le aspettative deluse, specie se mirabolanti, creano frustrazione e rabbia: le stesse che come tappeto rosso si sono srotolate sotto i piedi di Di Maio.