La Stampa, 6 marzo 2018
Quanto mi spetta?
Il grafico che vedete accanto indica l’andamento della voce «reddito di cittadinanza» nell’ultima settimana in Google Trends. Detta facile, nella notte fra domenica e ieri (indicata da quei tre picchi tipo arrivo del tappone al Giro d’Italia) sono andati tutti su Google a cercare «reddito di cittadinanza». Si può ipotizzare un rafforzamento della teoria secondo cui agli italiani stanno più a cuore i loro diritti che i loro doveri, e più i loro interessi che i loro diritti. Oppure, meno maliziosamente, si può concedere che è perfettamente legittimo, anzi sacrosanto: è una promessa dei cinquestelle, vincitori delle elezioni, e gli elettori vogliono vedere che cosa gli spetta, nel dettaglio. C’è però un problema, e invitiamo Luigi Di Maio a prenderlo in considerazione. Se uno cerca «reddito di cittadinanza» esce che è un reddito distribuito a tutti i cittadini e cumulabile con altri redditi. Quello dei cinquestelle, invece, è un reddito di inclusione, molto rafforzato rispetto a quello già offerto dal Pd, e rivolto soltanto ai disoccupati. E c’è un altro problema, ancora più serio: il grafico mostra le aspettative; e le aspettative deluse, specie se mirabolanti, creano frustrazione e rabbia: le stesse che come tappeto rosso si sono srotolate sotto i piedi di Di Maio.