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 2018  marzo 06 Martedì calendario

2018 fuga dal Venezuela, finita anche la forza di protestare

Tirare avanti con 4 o 5 dollari al mese. Impossibile, specie per chi, fino a pochi anni fa, nel vivo della presidenza di Hugo Chavez, nonostante tutto, poteva contare su risorse ben diverse. L’iperinflazione nel Venezuela di Nicolas Maduro (al cambio 35 dollari valgono 8 milioni di Bolivar, la moneta ormai ufficiosa), in costante crescita, sta portando il Paese caraibico alla bancarotta e la sua gente alla fame.
Secondo alcune stime, l’87% della popolazione sarebbe sotto la soglia di povertà e il 60% sotto quella della miseria. Milioni di venezuelani sono in fuga; chi può scappa verso gli Stati Uniti o l’Europa, altrimenti verso il Brasile a sud, o valicando la frontiera occidentale della Colombia.
Tra questi anche Antonio Nazzaro, italiano di ultima generazione, scrittore e giornalista di origini piemontesi, arrivato a Caracas in pieno chavismo. Lo avevamo incontrato a Caracas a luglio, nel periodo più drammatico degli scontri sanguinosi tra manifestanti e forze di polizia e militari che hanno fatto più di 150 morti. Al tempo era preoccupato della piega ormai presa dal ‘suo’ Paese.
La situazione è precipitata: “Lascio il Venezuela nella fame. Entro un mese, possibilmente prima di Pasqua, io e mia moglie ci trasferiremo a Bogotà. Lei ha dei parenti che potrebbero aiutarci a inserirci. Non sarà facile, specie dopo tanti anni di pellegrinaggi in giro per l’America Latina e aver considerato Caracas la meta finale. Purtroppo non sarà così, qui non si può stare, non c’è futuro”.
Con la crisi generale, il lavoro intellettuale di Nazzaro ha subìto forti ripercussioni e di recente era l’attività della moglie a far andare avanti la famiglia: una clinica odontoiatrica a Pètare, nel quartiere più popoloso e tra i più poveri della capitale sudamericana: “Siamo stati costretti a chiudere – aggiunge Nazzaro – la gente non aveva più soldi per pagarci e noi non riuscivamo più a coprire i costi. L’ambulatorio non è più operativo, stiamo smantellando tutto. Da tempo la clinica si era trasformata in una sorta di servizio sociale per le classi più bisognose, ma noi dovevamo andare avanti. Non c’è più denaro contante, il cibo scarseggia, i prezzi sono alle stelle e con lo stipendio normale al massimo compri due pacchi di pasta. Non c’è più neppure la forza di protestare, di scendere in strada, ormai dilaga soltanto la delinquenza comune”.
Antonio Nazzaro e sua moglie di sicuro non parteciperanno alle prossime elezioni presidenziali, più volte anticipate, posticipate, annunciate per il 22 aprile ed ora, fissate il 20 maggio.
La settimana scorsa il presidente Maduro ha annunciato la sua candidatura, una dichiarazione mai in dubbio. Resta da capire chi gli farà da sparring partner, visto che pure l’opposizione, specie sul fronte di centrodestra, ha le sue pecche. La Mud (Tavolo dell’unità democratica) si è spaccata non riuscendo ad opporre altro che l’appello al boicottaggio del voto, considerato, da Henrique Capriles, uno dei leader della Mud “illegittimo e senza garanzie”.
L’unico avversario credibile resta Henri Falcon, dissidente chavista ed ex governatore dello Stato di Lara, alla guida del partito Avanzada Progresista e di altre forze di stampo socialista in dissenso col regime di Maduro.
Solo “decorative” le altre candidature: un ex militare Francisco Visconti Osorio, sconosciuto ai più, l’imprenditore Luis Alejandro Ratti e (chiare origini italiane) e l’ingegnere Reinaldo Quijada, entrambi vicini al presidente.
Nicolas Maduro, delfino di Hugo Chavez, senza lo stesso spessore, è stato eletto alle Presidenziali del 2013 dopo aver battuto Capriles di appena 200 mila voti (1,5%). Nel 2015 però ha perso le Legislative con oltre 2 milioni di scarto (16%), mettendo l’Assemblea nelle mani dell’opposizione, prima della discussa Costituente dell’estate scorsa.