Corriere della Sera, 6 marzo 2018
Il biglietto: «Non ne posso più» Esce e uccide un immigrato
FIRENZE Passo dopo passo, durante quei 500 metri scarsi che separano la casa popolare di Oltrarno dal ponte Vespucci, il desiderio di uccidersi si è trasformato. E la disperazione è diventata odio.
Roberto Pirrone, 65 anni, tipografo in pensione, pochi soldi, tanti debiti, ha impugnato la pistola semiautomatica, una Beretta Px4, e senza muoverla dalla tasca ha avuto un pensiero diabolico: uccidere la prima persona che avrebbe incontrato. Ha incrociato una donna di colore con il suo bambino. Li ha guardati entrambi ma non ha avuto il coraggio di sparare. Poi ha visto un altro bersaglio e ha premuto il grilletto.
Idy Diene, 54 anni, senegalese, venditore di ombrelli, moglie e quattro figli lontani, è stato raggiunto da tre colpi in rapida successione. Ha tentato di scappare ma il killer lo ha inseguito sparando altre tre volte. Sette anni fa, sempre a Firenze, un cugino del senegalese era stato ammazzato, con un altro connazionale, da un simpatizzante di estrema destra in quella che ancora oggi è ricordata come la strade di piazza Dalmazia.
Tra le urla terrorizzate dei passanti, l’assassino ha cercato di fuggire. L’hanno bloccato due paracadutisti della Folgore di guardia davanti al vicino consolato americano e l’hanno consegnato alla polizia. Ha confessato quasi subito un delitto senza movente. «Non l’ho ucciso perché era un nero», ha detto agli investigatori. Spiegando poi che, devastato dalla paura di non poter far fronte ai debiti, aveva deciso di farla finita. Voleva uccidersi su quel ponte. «Poi ho deciso di diventare un assassino per finire in carcere e non pesare sulla famiglia» ha spiegato.
Per ore la polizia ha cercato riscontri. Li ha trovati in un biglietto lasciato alla figlia: «Non ce la faccio più, sono stanco, mi uccido». Nelle sue ultime volontà le ha raccontato anche dell’ennesimo litigio con la moglie per motivi economici (un debito da 30 mila euro). E le sue ultime istruzioni: «Le carte di credito non funzionano più, attenta ai creditori, ritira tu la mia pensione».
Magistratura e investigatori sono convinti che l’uomo abbia detto la verità. «I fini razzisti sono da escludere. Non sono emersi suoi legami con gruppi politici, tanto meno di destra o razzisti» ha detto il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo, dopo l’interrogatorio.
Ma la comunità senegalese in città ha reagito con rabbia. Ci sono stati incidenti durante un corteo per le strade del centro, che poi si è concluso pacificamente. «Non credo al gesto di un pazzo – ha detto Pape Diaw, mediatore culturale e portavoce della comunità fiorentina del Senegal —. Quanti italiani ha incrociato prima? Perché ha sparato a un nero?». In serata è intervenuto anche l’imam e presidente dell’Ucoii Izzedin Elzir «Ho lanciato un appello alla calma e alla concordia – spiega —. Rispetto le istituzioni e credo alla magistratura, ma su questo episodio bisogna fare massima chiarezza. Perché alcuni toni usati da alcune forze politiche in questa campagna elettorale hanno esacerbato gli animi».