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 2018  marzo 06 Martedì calendario

Dal Cairo alla Casa Bianca. L’offensiva diplomatica del principe saudita «Mbs»

È stato accolto dai caccia, che hanno scortato il suo aereo, e da poster che lo mostrano sorridente al fianco del presidente Al Sisi nelle strade principali del Cairo. Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman è in Egitto, prima tappa del suo primo viaggio internazionale, che lo porterà il 7 marzo in Gran Bretagna e a metà mese negli Stati Uniti. Un viaggio per convincere gli alleati che i cambiamenti da lui voluti in Arabia Saudita (le riforme della cosiddetta «Visione 2030» ma anche la massiccia retata anticorruzione contro principi e ministri e il rimpasto dei vertici delle forze armate) porteranno non destabilizzazione ma sicurezza e opportunità economiche. Per Al Sisi, che si appresta a correre senza rivali nelle elezioni del 26 marzo dopo aver intimidito e incarcerato candidati, giornalisti e attivisti, la presenza di Mbs (com’è chiamato dalle sue iniziali) è un endorsement cruciale. Riad – che vede nel raìs una garanzia contro il riemergere delle primavere arabe e in chiave anti iraniana – ha versato all’Egitto decine di miliardi di dollari da quando Al Sisi ha preso il potere nel 2013 strappandolo alla Fratellanza musulmana; ieri è stato annunciato un fondo da 16 miliardi, una priorità è investire nel Canale di Suez.
Poi a Londra il principe incontrerà la premier Theresa May: è «l’inizio di una nuova era nelle relazioni bilaterali», annuncia un portavoce. In agenda anche «il terrorismo, il conflitto e la crisi umanitaria in Yemen, l’Iraq e la Siria». E sul tavolo c’è sempre la quotazione in Borsa della compagnia petrolifera Saudi Aramco, l’Ipo più grande della storia, contesa tra Gran Bretagna e Stati Uniti. Donald Trump ha appoggiato ogni mossa di Mbs da quando l’anno scorso ha spodestato il cugino diventando erede al trono; uno dei temi a Washington sarà il lucroso accordo di cooperazione nucleare che la Casa Bianca vorrebbe firmare con Riad (normalmente queste intese vietano l’arricchimento dell’uranio in proprio, ma i sauditi non accettano restrizioni). Meno chiaro se qualcuno solleverà il tema dei diritti umani nonostante l’arresto dell’ennesimo attivista saudita (aveva criticato su Twitter la guerra in Yemen).