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 2018  marzo 03 Sabato calendario

Per l’Italia in gioco 653 milioni ma il rischio è l’effetto domino

ROMA Un’offensiva protezionistica che nelle intenzioni- o quanto meno nelle dichiarazioni – dovrebbe colpire la Cina, ma in realtà farà più male ad altri Paesi, dai vicini Canada e Messico all’Europa. Complessivamente l’import americano di acciaio arriva a 35 milioni di tonnellate, circa 24 miliardi di euro. La Ue ha esportato lo scorso anno quasi 5 milioni di tonnellate: circa il 10 per cento di questa quantità, per un valore di 653 milioni di euro, viene dall’Italia, che avrebbe quindi la sua parte di danno. Le conseguenze in prospettiva potrebbero però essere anche più gravi di quelle immediate, se la mossa di Donald Trump darà effettivamente il via ad una sanguinosa guerra commerciale totale. Il nostro Paese con il suo surplus da quasi 50 miliardi l’anno ha tutto da perdere da uno scenario di questo tipo, che avrebbe poi a sua volta pesanti implicazioni geopolitiche. 
LA SOVRACAPACITÀ
I dazi indiscriminati voluti dalla Casa Bianca non affrontano il problema ben noto da anni nel settore dell’acciaio, quello della sovracapacità produttiva che viene dalla Cina; verso la quale sia gli Stati Uniti che l’Unione europea hanno attuato già da tempo misure anti-dumping. Di conseguenza si sono ridotte in modo più che significativo le esportazioni cinesi. Lo scontro sull’acciaio avrebbe però un effetto collaterale: quello di far tramontare le residue speranze europee di costruire con gli Stati Uniti una qualche agenda condivisa in tema di commercio, dopo lo stallo del trattato Ttip. E rafforzerebbe paradossalmente la posizione di Pechino che aspira a presentarsi come campione del libero scambio al posto degli Usa: un’ambizione già emersa su vari palcoscenici internazionali a partire dal Forum di Davos dello scorso anno.
I DUE BINARI
In queste ore nell’amministrazione americana si tende a sdrammatizzare la portata interna delle misure annunciate e i singoli Paesi colpiti ragionano sulla possibilità di sottrarsi ad una stretta che, è bene ricordarlo, nasce in nome della sicurezza nazionale. Certo bisognerà vedere se al momento di notificare all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) la propria decisione Washington la confermerà davvero nella versione indiscriminata, oppure con una correzione in corsa adotterà una strategia più selettiva. Ma com’è inevitabile a Bruxelles è già partita la controffensiva, che procederà su due binari paralleli. Da una parte la procedura in sede Wto per chiedere il ritiro delle misure americane oppure in caso di rifiuto misure compensative. Dall’altra la rappresaglia immediata, che naturalmente dovrà andare oltre l’acciaio per colpire in modo proporzionato gli Usa. I dazi europei riguarderanno quindi anche il settore agroalimentare e diversi altri compreso il tessile.
L’AGRICOLTURA
Durante la fase di trattative sul Ttip, da parte americana era emersa la volontà di puntare sui propri prodotti agricoli di base quali il grano e la soia; una corsa al protezionismo in questo settore avrebbe conseguenze pesanti per il nostro Paese che vuole invece portare in Nordamerica come nel resto del mondo le proprie eccellenze alimentari. Insomma le nubi che si addensano sul commercio mondiale potrebbero trasformarsi in tempesta per l’economia italiana, che ha appena preso la strada di una crescita stabile pur se non trionfale.