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 2018  marzo 05 Lunedì calendario

L’era del rinoceronte bianco rinascerà in laboratorio

ROMA Vuoi sapere che faccia ha l’estinzione?”. La foto di un rinoceronte spossato era nel tweet del naturalista Daniel Schneider solo quattro mesi fa.
Oggi Sudan, 45 anni, ultimo maschio di rinoceronte bianco del nord, sta morendo. Lascia due femmine, Najin ( 29 anni) e Fatu (18 anni): figlia e nipote. Il centro di conservazione kenyano dove la specie si sta estinguendo – l’Ol Pejeta Conservancy – ha fatto sapere che Sudan ha una grave infezione. Sabato il rinoceronte, sorprendendo tutti, ha tirato su le sue due tonnellate di peso e ha fatto un “delizioso bagno di fango”. «Ma è molto anziano e non vogliamo che soffra» spiegano le autorità del parco, lasciando intravedere la possibilità dell’eutanasia.
Non c’è voluto molto tempo per arrivare fin qui. Si dice che il corno di rinoceronte, macinato e mescolato alle bevande, sia in grado di dare vigore ed energia a un uomo. Di certo l’energia si è ormai esaurita per questi animali, che erano più di 2mila negli anni ’60 e si sono ridotti a 15 negli anni ’80. L’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) ha classificato la specie come “a rischio” nel ‘86, per spostarla 10 anni più tardi nella categoria “gravemente a rischio”.
L’ultima riserva nella Repubblica Democratica del Congo fu abbandonata dai guardiani a causa della guerra e l’ultimo esemplare in libertà è stato osservato nel 2006. Tre anni più tardi Sudan, Najin e Fatu sono stati portati in Kenya da uno zoo della Repubblica Ceca. La libertà, si sperava, avrebbe fatto tornare il desiderio di accoppiarsi. Ma Sudan era già troppo vecchio.
L’anno scorso su Tinder l’annuncio a favore dello “scapolo più appetibile del mondo”, solo per raccogliere fondi. Fatu, che ha una degenerazione del tessuto dell’utero, non può diventare madre, e per Najin le possibilità sono remote. Le guardie del parco kenyano, che controllano a vista i tre rinoceronti bianchi del nord per difenderli dai bracconieri, vigilano in realtà dei condannati senza appello.
La scienza non la pensa così e da qualche anno valuta l’ipotesi di una fecondazione artificiale. Se cinque maschi (incluso Sudan) hanno lasciato un campione di seme, nessun ovocita però è mai stato raccolto da una femmina di rinoceronte. La procedura, che richiede un’anestesia, è particolarmente ardua ora che Najin e Fatu vivono in libertà.
Cesare Galli, esperto di clonazione e fondatore a Cremona di Avantea, un’azienda per la riproduzione assistita degli animali da allevamento, è uno degli esperti che nel 2015 si sono riunti a Vienna per trovare una soluzione. «Una delle strade percorribili può essere quella di usare il seme congelato per fecondare una femmina di rinoceronte bianco del sud, anche se questo comporterebbe l’ibridizzazione della specie».
I rinoceronti bianchi del sud sono parenti molto stretti di quelli del nord. C’è chi dice che non si tratti di specie diverse, ma solo di sottospecie. Di questo secondo gruppo – più grande e con un pelo meno fitto – esistono ancora 20mila esemplari, soprattutto in Sudafrica, ma il bracconaggio sta prendendo di mira anche loro. E per molti ambientalisti i soldi spesi per cercare di rianimare una popolazione ormai finita nel baratro sarebbero meglio spesi per difendere chi – come i rinoceronti bianchi del sud – una speranza ancora ce l’ha.