la Repubblica, 3 marzo 2018
L’amaca
A sinistra il dibattito è sempre molto vivace. Per chi non voto domenica è il titolo del blog di Tomaso Montanari su Huffpost, nel quale i partiti (dal Pd a Leu a Potere al Popolo a +Europa), messi in fila come i birilli del bowling, vengono abbattuti tutti insieme da uno strike micidiale. Per dare un’idea: Bonino, nella versione di Tomaso, è la «madonna del rifugio per i benpensanti destro-renziani fintamente pentiti». Il Pd non parliamone neanche, e «non solo questa roba terrificante del Pd di Renzi, ma già quello di Veltroni e anche il Centrosinistra dalla fine degli anni Novanta». Liberi e Uguali «un improbabile polpettone» e la candidatura di Pietro Grasso «surreale».
Potere al Popolo non va bene perché è «settario» (qui, forse, Montanari voleva fare dell’autoironia). In meno righe e con efficace sintesi, Flores d’Arcais su MicroMega scrive che le urne offrono la scelta tra «lo schifo (cinquestelle), il più schifo (Pd e apparentati) e lo schifissimo (il centrodestra)».
La cosa curiosa è che entrambi, alla fine, lasciano capire che a votare ci andranno, non si capisce bene se per espiazione o perché glielo prescrive il dottore: e sceglieranno nell’impressionante repertorio di merdacce da loro stessi elencato.
Immaginando la sofferenza, ho provato sollievo perché la mia mediocrità di elettore (per la cronaca: voto nell’area “più schifo”) mi aiuterà a trascorrere la domenica più serenamente, sentendomi responsabile al massimo di un errore, non di un crimine.