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 2018  marzo 03 Sabato calendario

In morte di Carlo Ripa di Meana

Il capitolo che descrive meglio il Carlo Ripa di Meana politico e uomo pubblico, sottraendolo alla semplificazione di chi si sofferma solo sulla sua clamorosa vita sentimentale, è la Biennale di Venezia del Dissenso del 1977. Ripa di Meana è ai tempi intellettuale di punta del Psi di Bettino Craxi. Ha alle spalle però una storia nel Pci: dal 1953 al 1956 dirige a Praga la Rivista Internazionale degli Studenti. Poi, dal 1958, è accanto ad Antonio Giolitti uscito da Botteghe Oscure dopo i fatti di Ungheria: Ripa aderisce al Psi nella corrente di Impegno Socialista, dirige «Passato e presente», la rivista appunto di Giolitti, ed entra nel Comitato Centrale, diventando anche segretario del Club Turati a Milano.
Dal 1974 al 1979 presiede, da uomo del Psi, la Biennale di Venezia. E nel 1977, anno della furente contestazione, decide tra le polemiche di dedicare la Mostra al dissenso nel blocco comunista. Ripa di Meana, nel libro «L’ordine di Mosca: fermate la Biennale del Dissenso», scritto con Gabriella Mecucci nel 2007 per Liberal Edizioni, lo rivendica come il primo atto di sostegno in Italia, da parte di una istituzione culturale pubblica, verso chi lottava contro i regimi comunisti, spesso pagando col carcere duro e con la stessa vita. A chi gli chiedeva, in qualche chiacchierata romana, di cosa fosse più fiero, rispondeva: «Abbiamo fatto capire al pubblico italiano cosa accadeva nei gulag, negli ospedali psichiatrici, nelle prigioni… di questo, sì, sono soddisfatto». E lo diceva, passati ben più di trent’anni, col suo elegante sorriso, e senza vanteria. Il prezzo nel 1977 è molto alto: l’aperta ostilità del Pci, l’abbandono della Biennale da parte degli intellettuali di quell’area, le difficoltà col governo italiano. Però riesce a proiettare un video clandestino arrivato da Mosca in cui Sacharov racconta la morte della libertà intellettuale sotto il regime comunista.
Ripa di Meana poi ricopre molti ruoli, nella vita pubblica italiana ed europea. Commissario europeo per l’Ambiente dal 1985 al 1992, ministro dell’Ambiente nel I governo Amato. Dal 1993 al 1996 portavoce nazionale dei Verdi, due volte parlamentare europeo (nel 1998 vota contro l’Euro perché sostiene che non può essere una moneta a coniare un vero Stato europeo, ma deve accadere il contrario), presidente del Comitato nazionale del Paesaggio. È presidente nazionale di Italia Nostra dal 2005 al 2007 e poi guida la sezione romana: con la moglie Marina organizza una indimenticata protesta a Ferragosto contro l’ipotizzato (e mai poi realizzato) megaparcheggio nelle viscere del Pincio. Lui e lei, da soli, in piazza del Popolo sotto il Solleone. E anche in quel gesto, paragonando una piccola cosa a una grande, c’è l’eco del coraggioso 1977.