Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  marzo 03 Sabato calendario

Corsi di intelligence ed ex democristiani. Ecco la fabbrica delle ministre grilline

Cosa cerca Luigi Di Maio nella Link Campus University di Roma? «Nulla, mai nessun contatto», rispondono le parti interessate. Ma se due ministri provenienti dal piccolo ateneo romano sono un indizio, tre diventano una prova.
Paola Giannettakis, possibile ministro dell’Interno di un futuro governo Di Maio, è docente in materia di intelligence e criminologia alla Link Campus University di Roma. Nell’aula vicina insegna la professoressa Elisabetta Trenta, indicata come ministro della Difesa e vicepremier di un governo a Cinque stelle. Con loro, sotto il simbolo della Link Campus University, c’è anche Elisabetta Del Re, futuribile ministro degli Esteri pentastellato. Tutte e tre “arruolate” – prima che arrivasse Luigi Di Maio – dal presidente dell’ateneo Vincenzo Scotti, uno degli uomini che più a lungo ha conservato il potere nelle file della Democrazia Cristiana, saltando all’occorrenza da una corrente all’altra, tanto da guadagnarsi l’appellativo di «Tarzan». È Scotti a fondare a Malta nel 1999 l’università Link Campus, a darle una visione internazionale, filoamericana, attenta alle tematiche legate a intelligence e sicurezza interna e a mettere in piedi un consiglio di amministrazione che ne rispecchi la missione. Nel Cda dell’ateneo, tra uomini di potere e accademici, si contano infatti politici di peso come Franco Frattini, ex ministro degli Esteri del governo Berlusconi e membro del Copaco (oggi Copasir), o il senatore cossighiano Paolo Naccarato, che ha poi portato la fiaccola della democrazia cristiana nel centrodestra.
Guai, quindi, ad azzardare tra le aule della Link Campus University un paragone tra Di Maio e Giulio Andreotti. «È peggio di un’eresia», sbotta al telefono Naccarato. «Se ci fosse ancora Papa Montini sarebbe già arrivata una scomunica ad personam». Ma il tentativo di «scimmiottare pezzi di democristianità» non può essere negato da Naccarato nemmeno in virtù di una difesa della memoria di Andreotti. «Nessun parallelismo, però», puntualizza il presidente Scotti: «Chi ne cerca uno non ha una visione corretta della realtà nè un briciolo di fantasia». Ad esempio, sottolinea Scotti, «il voto democristiano derivava da un mondo antropologicamente diverso rispetto a quello del Movimento. E poi i Cinque stelle sono ancora antisistema, contro quel sistema che noi della Dc abbiamo contribuito a creare».
I contatti tra i due mondi però, anche se unilateralmente cercati dal Movimento 5 stelle, sono innegabili. Tanto che Di Maio è ben felice di accettare la proposta di intervenire nell’ateneo per parlare di politica estera e dettare la svolta filoamericana. Già, perché nel mondo che fu della Dc, i punti di contatto più utili per il Movimento, in questo momento, sono proprio quelli con gli Stati Uniti. E Di Maio, che per Scotti «ha una sanissima fame di potere», ha scelto da mesi da che parte stare: «Chi incontrerei prima fra Trump e Putin? Chi me lo chiederà, ma spero sia il presidente degli Stati Uniti», dice a Porta a Porta. E non è un caso che una delle tre professoresse in squadra con Di Maio, Paola Giannetakis, abbia forti legami con gli Usa, dove ha mosso i primi passi nel mondo dell’intelligence e dell’anti-terrorismo all’interno di college e università. Un passo di avvicinamento ulteriore a Washington, «attraverso la scelta di Giannetakis, assolutamente necessario», sostiene Scotti, «perché chi volesse fare il premier e non avesse in cima alla sua agenda l’obiettivo di accreditarsi al mondo americano, andrebbe guardato con stupore». La stessa Giannetakis, che alla Link Campus tiene un master in intelligence e sicurezza, avrebbe avuto tra i suoi allievi il deputato M5S Angelo Tofalo, membro del Copasir.
«Ma nessun contatto», ripete Scotti. «Tanto che Di Maio non mi ha nemmeno chiamato quando ha scelto tre ministri che hanno nel loro curriculum l’insegnamento alla Link Campus». E pazienza se dall’ateneo le professoresse-ministro dovessero partire verso lidi politici: «Le università nascono per questo, per fornire una classe dirigente alla politica». Compreso il Movimento 5 stelle.