Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  marzo 03 Sabato calendario

Stato di grazia

Ester e Gastone sono stati insieme per tutta la vita. Di sera in casa e di giorno a bottega, un negozio da parrucchiera alle porte di Firenze. Per cinquantaquattro anni. Erano diventati l’uno il figlio dell’altra, come talvolta capita alle coppie che non ne hanno avuti. Aggirata la boa degli ottanta, lei ha cominciato a non esserci più. Prima si è persa dentro discorsi senza senso. Poi ha rinunciato anche a parlare: si limitava a dondolare la testa e a cantare le nenie dell’infanzia. Gastone non ha mai smesso di accudirla. La imboccava quando rifiutava il cibo, la lavava quando non voleva essere toccata e reagiva con graffi e sputi al contatto con la spugna. Una mattina Ester, ritornata infine poppante, ha sbrodolato sul lenzuolo quel poco di latte che il marito era riuscito a farle ingurgitare. E lui si è sentito sovrastare da una forza troppo grande, che teneva insieme due sentimenti opposti: l’esasperazione e la pietà. Ha afferrato un cuscino e lo ha schiacciato contro la faccia di lei. Poi ha iniziato a contare.
«Una vita così la unn’ era più vita» ha detto in tribunale. Lo hanno condannato a 14 anni per omicidio. Ieri il presidente Mattarella gli ha concesso la grazia. Adesso Gastone uscirà di galera per andare a chiudere i suoi giorni in un centro della Caritas. Nessuno dica che è stato graziato un assassino. È stato graziato un uomo che non mi sentirei di imitare, ma nemmeno di giudicare. Soltanto di abbracciare.