L’Economia, 5 marzo 2018
La casa si governa con la voce del padrone. Parte la sfida sulla smart home
Sono già entrati in 35 milioni di case americane e nel 2022 saranno raddoppiati, dicono le stime di Juniper Research. Oltre il 55% delle famiglie li userà. Una su due. Gli home speaker, assistenti intelligenti, sono il nuovo oggetto del desiderio: piccoli cilindri che rispondono come maggiordomi digitali ai comandi vocali. Abbinano i due trend più forti del 2018: l’uso del linguaggio naturale e l’intelligenza artificiale applicata alla vita quotidiana. Tecnologia che fa ombra persino agli smartphone, indica il Digital Consumer Survey 2018 di Accenture.
È un sondaggio fra 21 mila consumatori in 19 Paesi, secondo il quale il 66% degli utenti che possiede gli assistenti vocali usa meno il telefonino per accedere a servizi di intrattenimento o fare ricerche sul web. È più facile chiedere ad Alexa, l’assistente vocale di Echo (Amazon), o a Google Home di mettere la musica preferita e regolare le luci in posizione relax, o trovare la ricetta di una torta e programmare il forno. Ora tutti puntano sulla parola, dopo che i telefonini avevano instaurato l’abitudine ai testi con sms e chat. Ma la prospettiva è conversare con le macchine.
L’offertaGli assistenti vocali sono il cavallo di Troia per il controllo della smart home e la battaglia tra i big si gioca quest’anno. Il 9 febbraio è arrivato sui mercati anglofoni l’HomePod, l’assistente domestico di Apple basato su Siri. Apple punta a venderne 4 milioni entro la fine dell’anno, secondo Bloomberg. Ma per ora in netto vantaggio è Amazon: partita per prima tre anni fa, controlla il 60% del mercato e ha annunciato l’espansione quest’anno in 80 Paesi. Offre quattro modelli di Echo (l’ultimo, Echo Show, con schermo tattile) e l’assistente Alexa risponde a 25 mila funzioni.
Google Home, il concorrente arrivato a fine 2016 e arricchito di due nuovi modelli (Mini e Max) dall’ottobre scorso, cresce in fretta: in Europa è già nel Regno Unito, Germania e Francia. «L’arrivo in Italia è questione di mesi, la versione in italiano dell’assistente vocale c’è da novembre, per ora solo su smartphone – dice Antonio Capone, docente di Telecomunicazioni e responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano —. Google ha il vantaggio dell’indotto Android e punta sulle alleanze: a Barcellona sono appena stati presentati diversi home speaker di altri produttori che integrano il Google Assistant».
Nick Fox, vicepresidente Consumer di Google, ha annunciato al Mobile World che l’assistente vocale è disponibile in 30 lingue e quest’anno sarà integrato in 400 milioni di prodotti: sul 95% degli smartphone Android, le smart tv e diversi elettrodomestici (LG, Sony, Lenovo, Xiaomi tra i partner).
Le strategie«Nella casa connessa l’assistente vocale diventa il punto di accesso – dice Capone —. Quando gli parliamo, le parole chiave vengono trasformate in testo e diventano comandi per attivare le funzioni degli oggetti. Perciò avere lo stesso assistente sui dispositivi di intrattenimento o gli elettrodomestici è un vantaggio. Anche Samsung segue questa strategia». Bixby è l’assistente vocale intelligente di Samsung, inserito nello smartphone Galaxy S9. Il gruppo ha annunciato il suo piano per la smart home: connettere i dispositivi e renderli gestibili dallo smartphone.
Da primavera Bixby sarà integrato nelle smart tv Samsung e nei frigo Family Hub. Anziché mettere uno speaker nel salotto, Samsung crede ancora alla centralità del telefonino. Ma non si sa ancora in che lingue si parlerà con Bixby, a parte inglese e coreano. Da noi capiterà prima di parlare alla lavatrice che al televisore: Candy-Hoover ha lanciato a inizio anno l’assistente vocale nei suoi elettrodomestici connessi. E negli Usa il gruppo Haier sta inserendo il riconoscimento vocale su 100 modelli di elettrodomestici Ge Appliances.