La Stampa, 3 marzo 2018
Gli italiani
Egregio Luigi Di Maio, poiché c’è la sensazione (solo sensazione, non sondaggi segreti) che il Movimento sia abbondantemente sottostimato, e lei sia l’unico fra i pretendenti a Palazzo Chigi con qualche possibilità di insediarvisi, si prende licenza di omaggiarla di qualche appunto, preso negli anni, che potrà servirle nell’ardua impresa rivoluzionaria. Dunque, gli italiani quando votano scelgono sempre i peggiori (non sarà il suo caso, ma ne tenga conto). Si battono più per i loro diritti che per i loro doveri. Si battono più per i loro interessi che per i loro diritti. Sono un popolo di credenti: credono a tutto. Poi bestemmiano. Credono soprattutto ai bugiardi, per la verità. Gli italiani vogliono sempre fare un’Italia nuova restando quelli di prima. Auspicano: fermi, immobili, auspicano che qualcuno si muova. Sono tutti estremisti per prudenza. Vogliono la rivoluzione e ne eleggono uno perché la faccia. Farebbero le riforme con la rivoluzione e la rivoluzione con le riforme. Considerano arbitrio quello che viene dall’altro e rimediano con la disubbidienza che viene dal basso. Gli italiani si lamentano soprattutto degli italiani. Il nostro è un Paese dove si verificano sempre le cause e mai gli effetti. Gli italiani sono ladri che rubano onestamente. In Italia ci sono i furbi e i fessi: i furbi rubano, e i fessi pure per sentirsi furbi. Gli italiani disprezzano tutti i governi e affidano tutto al compito del governo. Gli italiani dopo un po’ buttano via il bambino e si tengono l’acqua sporca. Il bambino sarebbe lei, presidente.