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 2018  marzo 02 Venerdì calendario

Erdogan provoca la Grecia sulle isole del Mediterraneo

Quattro ettari di territorio possono aprire un fronte di guerra nel Mediterraneo. Un isolotto disabitato grande come quattro campi da calcio, a cinque chilometri dalla costa greca più vicina e a sette da quella turca. La disputa di confine dura da un secolo ma nessuno ha mai pensato seriamente di passare alle armi. Finora. Nelle ultime settimane la retorica turca, e anche quella greca, va detto, è diventata incandescente. Anche perché Imia, così si chiama l’isolotto, potrebbe aprire la strada a una revisione, quella sì pericolosissima, di tutta la frontiera che corre ai bordi del Mar Egeo.
Lo scorso 2 febbraio il ministro della Difesa greca, il nazionalista Panos Kammenos, si è fatto un giretto in elicottero e ha sorvolato Imia. La replica turca è arrivata dal ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, che ha messo in guardia il collega da un possibile «incidente indesiderato», anche perché sull’isolotto disputato passano regolarmente gli F-16 turchi. Poi sono partiti interventi sempre più aggressivi da parte di politici dell’Akp, il partito del presidente Recep Tayyip Erdogan, del tipo «spezzeremo le gambe a Tsipras», il primo ministro di Atene.
Infine è arrivato un altro comizio di fuoco di Erdogan. Il leader turco ha detto che nel 1923 la Turchia «ha svenduto» le isole greche che «erano nostre» e «a distanza di tiro» dell’artiglieria. In quelle isole, «ci sono ancora le nostre moschee, nostri santuari». Persino durante la sua visita in Grecia lo scorso dicembre, la prima di un capo di Stato turco da 65 anni, Erdogan è tornato su uno dei suoi temi preferiti, la revisione del Trattato di Losanna, l’accordo che ha stabilito nel 1923 le frontiere della Turchia moderna.
«Losanna non è un testo sacro, lotteremo per averne uno migliore», ha ribadito lo scorso mese Erdogan. Il discorso è stato ripreso dalle tv, con tanto di mappe con le isole rivendicate, che in alcuni casi arrivano a 18, ben oltre i 4 ettari di Imia. Erdogan si è anche dato una scadenza, il 2023, centesimo anniversario della Repubblica turca, e del Trattato di Losanna. Su questo c’è consenso fra i maggiori partiti, a cominciare dal nazionalista Chp, Partito repubblicano del popolo, che anzi parla di «occupazione greca» delle isole.
Il rilancio nazionalista non ha però sottratto il Chp dalle critiche dell’Akp. I kemalisti sono accusati di aver «svenduto» i territori turchi alla Grecia, non solo a Losanna ma anche nei trattati con l’Italia nel 1932 e nel 1947 sul Dodecaneso, e lo stesso Erdogan ha preso di mira il leader del Chp Kemal Kiliçdaroglu per lo stesso motivo. Kiliçdaroglu ha replicato, in un discorso in Parlamento, che la Grecia in realtà «occupa diciotto isole» da riportare sotto sovranità turca.
Quando il ministro della Difesa greco Kammenos ha espresso il suo «disagio» verso queste affermazioni il responsabile per la politica estera del Chp, Ozturk Yilmaz, ha reagito con parole ancora più dure: «La Grecia non deve mettere a prova la nostra pazienza. La Turchia è molto di più di un governo e ogni ministro greco che provoca la Turchia sarà colpito con una mazza sulla testa. Se Kammenos ripassa la storia, troverà molti esempi».
Ma la gara a chi la spara più grossa non è limitata alla Grecia. L’idea di fondo è di creare un coesione nazionale dietro il progetto concreto di allargare il territorio turco. Nel 1938 la Turchia è riuscita a recuperare un pezzetto di Siria, la provincia di Hatay, dal 1974 la parte Nord di Cipro è passata sotto controllo turco, e ora Ankara è presente con le sue truppe su circa 5 mila chilometri quadrati di Siria, lungo un altro confine stabilito dal Trattata di Losanna, e avanza verso Afrin.
La scorsa settimana Erdogan ha ribadito che la Turchia è erede dell’impero ottomano «un territorio di 18 milioni di chilometri quadrati». Un’altra data a cui guarda il leader turco, anche se probabilmente per i suoi eredi, è il 2071, millesimo anniversario della battaglia di Manzicerta, quando i turchi selgiuchidi sconfissero l’imperatore bizantino e conquistarono l’Anatolia. Fu l’inizio dell’espansione turca e ad Ankara sembrano convinti che la storia si possa ripetere.