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 2018  marzo 02 Venerdì calendario

Washington raccoglie la sfida e prepara il riarmo

Il 23 dicembre del 2016, parlando con Mika Brzezinski della televisione «Msnbc», Donald Trump disse: «Lasciate che ci sia una corsa al riarmo. Noi li batteremo a ogni passaggio». Ora gli analisti discutono se la corsa l’ha cominciata lui, oppure il collega russo Putin, ma non c’è dubbio che sia iniziata.
Nel 2009 Obama aveva negoziato con l’allora presidente Medvedev il New Start Treaty, che obbliga Usa e Russia a contenere le rispettive testate nucleari strategiche sotto la soglia di 1.550, entro il febbraio del 2018. Questo trattato scade nel 2021, e durante la prima telefonata avuta con Trump presidente, Putin gli aveva proposto di prolungarlo di 5 anni. Il capo della Casa Bianca aveva bocciato la richiesta, rispondendo che il New Start Treaty favoriva Mosca, penalizzava Washington. Il leader del Cremlino deve aver preso quella replica come la conferma che la corsa al riarmo era l’unica prospettiva realistica, e l’effetto è l’annuncio di ieri.
La ruggine, in realtà, risale ancora a prima di questo episodio. Già nel 2004 Putin aveva avvertito l’allora presidente Bush che voleva sviluppare nuove armi, proponendo di parlarne. Anche in quel caso, però, la Casa Bianca non aveva dato seguito alla richiesta, pensando forse che Mosca non fosse più in grado di sfidare Washington sul terreno tecnologico e nucleare. Fin dalla campagna elettorale, però, Trump aveva attaccato il New Start, pensando di poter vincere la corsa al riarmo come aveva fatto Reagan alla fine della Guerra Fredda, mettendo nuovamente in ginocchio la Russia sul piano economico. La sua idea ripercorreva quella della deterrenza, basandosi sul fatto che potenziando l’arsenale atomico Usa avrebbe scoraggiato gli altri a sfidarlo.
Il 2 febbraio scorso il Pentagono ha pubblicato la nuova Nuclear Posture, annunciando lo sviluppo di tre armi. Il documento poneva una particolare enfasi sugli ordigni a bassa intensità, perché Mosca ha segnalato la sua disponibilità ad usarli anche nei conflitti convenzionali, per dimostrare la propria serietà e portarli ad una rapida conclusione. Proprio lunedì scorso il vice sottosegretario alla Difesa Trachtenberg aveva lanciato questo allarme. Ora si tratta di capire se il nuovo supermissile annunciato da Putin ha sorpreso il Pentagono, e se il suo obiettivo è usarlo per farsi ascoltare e riaprire il dialogo. Al momento, però, di sicuro c’è che la corsa al riarmo è partita.