La Stampa, 2 marzo 2018
Sicilia, tra i volontari in trincea per la legalità
«Questa è una terra raccontata nei secoli dai grandi viaggiatori per la sua bellezza, una terra che sconta una brutta storia di cui non ha colpa, una terra orfana, da difendere». Filippo Calcavecchia passeggia tra gli alberi gravidi di mandarini ancora verdi a Ciaculli, un tempo il regno di Michele Greco, il papa della mafia. Seicento ettari dove si coltiva il tardivo, l’agrume dolce come lo zucchero che matura a marzo, «ma le proprietà sono sempre più frammentate, e coltivare è sempre meno conveniente, cento metri quadrati ti danno un reddito di duecento euro all’anno. Tanti abbandonano».
Lui, Calcavecchia, fa parte dell’associazione Acunamatata che di questo mare verde ha un piccolo frammento: una villa e 4 mila metri quadrati confiscati alla mafia dove è nato il progetto MandarinArte. In nome della legalità e del bene comune si accolgono scuole, turisti, anziani, si fanno corsi di formazione, si producono marmellate di mandarino. Sei soci, tra i pochi presidi in un quartiere che si sviluppa lungo una strada, dove non c’è una piazza, le scuole si fermano alle elementari, e i ragazzi – se non in parrocchia – possono andare a passeggiare solo nel vicino centro commerciale di Brancaccio. «Qui a Ciaculli un tempo votavano tutti Dc – racconta Calcavecchia, architetto – a votare per il Pci eravamo dieci. La gente si butterà su Forza Italia, i referenti di sempre, io non so ancora che cosa farò. Due mesi fa, quando il centro di MandarinArte è stato occupato da una famiglia di abusivi che ha devastato tutto, nessun politico è venuto a darci solidarietà».
Nel quartiere è tutto un lamentarsi: «Siamo abbandonati, quelli vengono per la campagna elettorale e poi spariscono», ripetono i vecchi abitanti e i «nuovi» arrivati trent’anni fa nelle case popolari. «Non ci abbandonate», ribadiscono le suore del quartiere ai volontari dell’associazione. Passa Mario, 21 anni, universitario: «Qui a Ciaculli non c’è niente, voterò 5 Stelle». Gli fa eco Elena, di un anno più grande: «Io a votare non ci vado». Gli abusivi, a MandarinArte, sono entrati il 6 dicembre, sono stati sgomberati il 13 gennaio. Delle attrezzature non è rimasto niente. Ma l’associazione non si è persa d’animo e Fondazione con il Sud è intervenuta con 50 mila euro.
«Ci rimettiamo in marcia, come mille volte, da soli», dice Romolo Resga, il presidente di Acunamatata, pavese arrivato in Sicilia negli Anni 70 con il gruppo teatrale Dagide di cui allora faceva parte. Teatro off, che andò anche alla Biennale di Venezia con Peter Brooke e Dario Fo e che a Palermo finì la sua avventura dopo una serata censurata dalle autorità. «Allora militavo in Lotta Continua – racconta – erano anni di scontri con quelli della destra. Mio padre, socialista, mi invitava alla non violenza, io ero una testa calda, adesso sono io che educo così mia figlia. Penso che annullerò la scheda, non mi sento rappresentato da nessuno. Vedo l’inerzia dei politici, le lentezze burocratiche delle amministrazioni. Abbiamo vinto un bando comunale nel 2013, i soldi si sono sbloccati adesso: 107 mila euro. Stiamo coinvolgendo i ragazzi qui a Ciaculli, e ci accorgiamo che la situazione è grave, c’è il deserto, vige il voto di scambio. L’altro giorno un gruppo di genitori di disabili che vuole fare a sue spese delle attività per i figli ci ha chiesto di usare il centro, perché non ha dove andare. Qui non usiamo la parola mafia, se operi in un territorio che ha sempre vissuto di cultura mafiosa devi trovare un linguaggio dove ci si possa incontrare. Quello che la politica tradizionale non riesce più a fare».
MandarinArte resiste. E rilancia, in collaborazione con Solidaria, cooperativa sociale che gestisce uno sportello antiracket in un altro bene confiscato che ha assistito 150 «strozzinati» negli ultimi 4 anni. Da quei 4 mila metri quadrati di terreno a Ciaculli, ma anche da altri agrumeti, è nato il marchio Mani e radici: marmellate e liquori venduti on line. «È una start-up – dice Salvatore Cernigliaro, presidente di Solidaria – abbiamo prodotto 500 bottiglie di liquore e altrettanti barattoli di marmellata, per ora copriamo i costi fissi. Mi sto chiedendo se dare votare Potere al popolo, ma so che è una scelta di minoranza».
Con Solidaria si fanno anche viaggi di istruzione per le scuole, corsi di formazione per i docenti, tour di turisti che vengono da mezzo mondo a respirare il profumo degli agrumi siciliani. Ma l’idea imprenditoriale è di aggregare intorno al progetto di produzione di marmellate e liquori i tanti appezzamenti di Ciaculli confiscati alla mafia e ancora non assegnati, e pure quelli abbandonati dai proprietari. Un’attività che significa ripristino dei luoghi e salvaguardia di un paesaggio agricolo unico.
Difficile fare impresa nei beni confiscati alla mafia: fallisce oltre il 90% dei beni in amministrazione giudiziaria, cioè affidati a curatori nelle more della confisca definitiva. Facile che passi l’idea che con la mafia si lavora e con lo Stato no. «Ti chiedi come sia possibile – dice Calcavecchia –. Poi leggi le cronache del caso dell’ex presidente del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, con i beni affidati a una rete di amici e sodali in cambio di favori, e capisci tutto. La politica? La politica non c’è».