La Stampa, 2 marzo 2018
Pd, la diaspora dei padri fondatori: da 45 sono rimasti in 15
Nel 2007, nel Comitato promotore del Pd, erano in 45. Oggi di quei «padri fondatori» sono rimasti in 15. Due su tre se ne sono andati o non hanno più rinnovato la tessera. Certo, sono passati undici anni e tanto ha fatto la scissione del 2017, con la fuoriuscita dei vari Bersani, Cofferati, D’Alema e Errani.
Ma spulciando nomi e dichiarazioni alla vigilia del voto, ci si accorge che la frattura è più profonda. Solo in 14 hanno detto chiaramente che daranno la preferenza al Pd. Mentre si susseguono indicazioni generiche per la coalizione di centrosinistra: Prodi per la lista Insieme, Letta «per l’Europa e Gentiloni» sulla scia del primo segretario Veltroni. Se l’obiettivo del Pd, nel solco dell’Ulivo, era di restare «uniti per unire», qualcosa è andato storto.
Nel 2007, nel Comitato promotore del Pd, erano in 45. Oggi di quei «padri fondatori» sono rimasti in 15. Due su tre se ne sono andati o non hanno più rinnovato la tessera. Certo, sono passati undici anni e tanto ha fatto la scissione del 2017, con la fuoriuscita dei vari Bersani, Cofferati, D’Alema e Errani.
Ma spulciando nomi e dichiarazioni alla vigilia del voto, ci si accorge che la frattura è più profonda. Solo in 14 hanno detto chiaramente che daranno la preferenza al Pd. Mentre si susseguono indicazioni generiche per la coalizione di centrosinistra: Prodi per la lista Insieme, Letta «per l’Europa e Gentiloni» sulla scia del primo segretario Veltroni. Se l’obiettivo del Pd, nel solco dell’Ulivo, era di restare «uniti per unire», qualcosa è andato storto.