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 2018  marzo 01 Giovedì calendario

La Streisand clona la cagnetta. «Ma le copie hanno un altro carattere»

L’attrice e cantante americana Barbra Streisand, in un’intervista al settimanale Variety, ha rivelato di aver fatto clonare la sua cagnolina morta nel maggio del 2017 dopo 14 anni di compagnia. I suoi due nuovi cuccioli, Miss Violet e Miss Scarlett, sono infatti i cloni di Samantha un coton de Tuléar, cane da compagnia originario del Madagascar. I coton de Tuléar sono una razza poco conosciuta nei paesi occidentali, si alleva anche in Italia anche se ad importarlo nel nostro continente è stata la Francia, grazie al suo speciale rapporto con il Madagascar sua ex colonia. 
La notizia dei cani della Streisand arriva oltre vent’anni dopo la arcinota clonazione, nel 1996, della pecora scozzese Dolly. E un po’ fa sorridere se si pensa che Hello Dolly, film diretto da Gene Kelly nel 1969, è una delle pellicole di maggior successo della Streisand: 3 i premi Oscar nel 1970. 
«Hanno personalità molto diverse e aspetto che crescano per vedere se avranno gli stessi suoi occhi scuri e se saranno seri come lei», ha detto la Streisand parlando dei suoi cuccioli clonati, cui si aggiunge anche un terzo cagnolino, Miss Funny, nome in omaggio al personaggio di Fanny Brice, da lei interpretato nel film Funny Girl, che le valse il premio Oscar nel 1969. La Streisand non è il primo personaggio pubblico a rivelare di aver clonato un cucciolo di cane. 
L’imprenditore Barry Diller e sua moglie Dian Von Furstenberg, stilista, due anni fa hanno clonato il loro jack russel terrier. La coppia nel 2016 ha sganciato 100.000 dollari ad una società coreana per poter impiantare il dna del loro cane Shannon nell’embrione di un cane. La stilista preferì clonare la sua cagnolina piuttosto che farla accoppiare, in modo che i due cuccioli, Deena ed Evita, assumessero non solo le sembianze della sua cagnetta ma anche tutti i suoi aspetti caratteriali. Risale al 2005 la prima clonazione di cane, Snuppy, un levriero afgano, nato all’università nazionale di Seul. Fino al 2015 è stata la compagnia sud coreana Sooam Biotech Foundation l’unica organizzazione al mondo capace di replicare cani. Per centomila dollari estraeva il dna da un corpo e in pochi istanti lo iniettava dentro una nuova cellula. 
Poi la texana Viagen si è inserita nel mercato tagliando i costi: 50.000 dollari per clonare un cane, 25.000 per un gatto. Non solo, l’azienda americana si occupa anche di conservazione genetica e per una più modesta cifra, 1.600 dollari, preserva le cellule staminali tissutali degli animali per future clonazioni. Ma come si fa a replicare un cane? Il dna viene prelevato dal corpo dell’animale, vivo o morto, nel caso del cane della Streisand le cellule sono state prelevate dallo stomaco e dalla bocca. Una volta preso il codice genetico viene inserito all’interno di una nuova cellula, chiamata dai ricercatori della Sooam Biotech Foundation “black cell”. Cellule nere estratte dalla madre che presterà l’utero. Pulite del dna originario vengono trasformate in “fogli bianchi” da cui nasce la nuova vita, che poi verrà inserita nelle ovaie di un cane che farà da madre. Contro la clonazione si è scagliata la PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), organizzazione no-profit che da anni si batte per i diritti degli animali: «Tutti vogliamo che i nostri amati cani vivano per sempre, ma la clonazione non lo permette, crea solo un nuovo e diverso cane che ha solo le caratteristiche fisiche dell’originale. La personalità, le stranezze e l’essenza degli animali non possono essere replicate, e considerando quanti milioni di cuccioli si trovano abbandonati nei canili, vi renderete conto di come la clonazione non faccia altro che aggravare la situazione degli animali senza una casa»..