il Fatto Quotidiano, 2 marzo 2018
Teresa Mannino contronatura
Se persino i comici sentono l’urgenza di parlare di Natura – clima, inquinamento, cibo transgenico, cibo spazzatura, cibo nella spazzatura… –, siamo alla frutta. Annota, ad esempio, Teresa Mannino, a corollario del suo ultimo spettacolo, Sento la Terra girare: “Nel mare ci sono più bottiglie di plastica che pesci, sulle spiagge più tamarri che paguri… Ma la prova che qualcosa di epocale sta accadendo è la pubblicità del filo interdentale per cani. Segno certo che stiamo per estinguerci”.
Scritto a quattro mani con Giovanna Donini, Sento la Terra girare replica al Puccini di Firenze fino a domani, e il tour – in mezza Italia – chiuderà a Roma, all’Ambra Jovinelli, dal 17 al 29 aprile: benché mercanteggi con temi squisitamente ambientalistici ed etici, lo spettacolo non è politico né satirico, ma attraversato da un’ironia sottile e aggraziata, più che sferzante, che irride più che fustigare. Il pubblico apprezza, e molto, scompisciandosi per un’ora e mezzo di one-woman-show: la Natura, è vero, è il filo rosso, ma Mannino tesse sapientemente la tela con altre succulentissime trame (il Sesso, il Sud, la Famiglia…), non disdegnando qualche squarcio lirico come la poesia iniziale della Szymborska o la riflessione finale di Vonnegut. Adorabili bersagli sono gli stereotipi di genere e di latitudine: dal cervello maschile più grande – e più vuoto – di quello femminile agli uomini siciliani che “se sparecchiano sono froci”, dalle donne ossessionate dalle pulizie di casa ai matrimoni meridionali perseguibili d’ufficio per “sequestro di persona”.
L’artista non offre ricette all’apocalisse in corso, né dà patentini civici, né – viceversa – accusa questo o quello di reati ambientali: quel che le preme è raccontare che “gli esseri umani non stanno bene”, e con loro le specie animali e vegetali a rischio di estinzione o i cani portati a spasso col passeggino. Il disastro, non solo climatico, si fa strada ovunque: nei negozi surriscaldati in inverno e gelati in estate; nello shopping compulsivo; nella giovinezza forzata; nelle gravidanze dopo i 40 anni; nella dittatura dell’aria condizionata che stecchirebbe persino Romeo e Giulietta. Con le finestre serrate h. 24, addio balcone, addio amore.
Uno spazio consistente del monologo lo occupa il cibo (agricoltura chimica, spreco alimentare, polli in batteria…), un altro la tracotanza dell’uomo, sempre più rincoglionito da tablet e cellulari e sequestrato dal vortice consumistico e dai “negozi di cose inutili: i minchiuneddi”. In questa Terra che gira al contrario, nemmeno i tedeschi sono più loro, come dimostra il Dieselgate. E se si sono fatti furbi i crucchi, “è davvero la fine del mondo”.
Perciò all’attrice non resta che rintanarsi in un armadio ben spesso, stravaccato sulla neve come ultimo rifugio per l’inverno. Dal cielo incombe una nuvola cespugliosa: sono piante “spontanee”, ma ribattezzate “infestanti” per non disturbare le manovre della foresta (Ogm) che cresce.