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 2018  febbraio 28 Mercoledì calendario

Vuoi una laurea taroccata? Con 50 euro te la fanno

«Mi è mancato il coraggio di dirlo ai miei genitori e sono rimasta intrappolata in quella bugia». Giamila Carli, sindaco Pd di un piccolo paesino in provincia di Pisa, si scusa con una lettera indirizzata alle pagine de Il Tirreno. È stato proprio il quotidiano locale, infatti, a far sgranare gli occhi ai circa 1.700 abitanti del suo Comune, e lo ha fatto rendendo nota una notizia per cui, nel bar del suo borgo, da giorni non si parla d’altro. La laurea in Giurisprudenza che Carli ha sempre raccontato di aver preso è falsa. Lei “dottore in legge” non lo è mai diventata, ha snocciolato a malapena qualche esame di diritto e la pergamena che tiene in un cassetto è semplicemente un facsimile. Inutile dire che nell’albo dell’università pisana, sotto la voce “laureati”, di lei non c’è punto traccia. Eppure per diciassette anni il primo cittadino di Santa Luce non ha negato di aver indossato la corona d’alloro, di aver scritto una tesi e di averla discussa davanti a una commissione. Il “curriculum studiorum” (cioè l’elenco delle prove sostenute in ateneo) che ha mostrato agli uffici della Trasparenza è fasullo come i soldi del Monopoli. 
IL PENTIMENTO 
«Ho commesso un errore, e anche grave, che affronterò responsabilmente», continua la diretta interessata, «ma non ho mai utilizzato quel titolo a fini personali e non he no mai fatto sfoggio». È già qualcosa, intendiamoci: tra chirurgi smascherati in sala operatoria che non hanno mai letto un manuale di anatomia, ministri dell’Istruzione che confondono i diplomi con le lauree e insegnanti che pensano di pontificare da una cattedra senza uno straccio di preparazione, siamo abituati a molto peggio. Almeno Carli ha avuto il buongusto di non indossare la toga, anzi di lasciarla proprio perdere. Ha mentito per non dare un dispiacere a mamma e papà, per non dover confessare a mezzo paese il fallimento sui banchi di scuola. E quando è scoppiata la bolla da immatricolazione (più o meno mancata) ha rimesso il suo “mandato politico” nelle mani del segretario provinciale. 
Come sia possibile ingannare famigliari e amici con un 30 e lode posticcio? È più facile di quel che si pensa. Nell’era del www, dei corsi on-line e dei siti che vendono qualsiasi cosa, bastano un paio di click. Non serve neppure essere dei maghi di Photoshop, una connessione internet è sufficiente. In rete, non a caso, abbondano miriadi di portali che offrono certificati e attestati dei più svariati College e istituzioni. Ti colleghi, scegli quello che fa per te, e lasci il tuo nome. Nell’arco di qualche secondo controlli la posta elettronica e ti trovi, fresco di stampa, il tanto agognato pezzo di carta. Alla faccia di testi, dispense e appunti. Non c’è reato, sia chiaro: quello subentra solo se, del foglio in questione, se ne fa un uso pubblico. Per esempio allegandolo alla domanda di un concorso amministrativo. 
TITOLO A SCELTA 
Così finisce che su “magnaromagna” ci si può laureare in Ingegneria o in Lettere nell’arco di pochi minuti e gratuitamente; su “addletters” sono disponibili i migliori atenei americani (volete mettere il prestigio di Harvard?) e su “dyetub” sono scaricabili addirittura i certificati degli scout. A prova di Lupetto. I prezzi vanno da 39 euro (per chi ha bisogno di un file dettagliato) ai pochi spicci della copisteria (il foglio di pergamena si aggira intorno ai 20 euro): insomma, con una spesa di circa 50 euro, ma volendo con molto meno, è possibile appendere al muro dell’ufficio la laurea più finta del mondo. E accontentare la zia novantenne che non aspettava altro o il cliente esigente che non si fida di un semplice diplomato. Si può scegliere tra centri universitari improbabili (la facoltà di Medicina di Barletta, quella di Architettura di Sondrio) e richiedere attestati Talmente conformi all’originale che tra i commenti digitali c’è anche chi ammette: «È una porcheria che si possa fare una cosa simile. Ma perché non ci sono dei filtri per impedire l’uso fraudolento di questi siti?». In Veneto, l’anno scorso, una manciata di agenzie di intrattenimento si è inventata pure le messe in scena di fasulle discussioni di laurea, con tanto di attori travestiti da docenti che dispensano voti. Alle feste che seguivano solo la torta era vera.