Libero, 28 febbraio 2018
Cavaliere formichina. Risparmia 120 milioni e li lascia in cassaforte
Francescano: Silvio Berlusconi ha deciso di rinunciare al maxi dividendo Fininvest di 119 milioni di euro. No, mica li dà ai poveri. Semplicemente ha pensato di tenerli da parte come risorse straordinarie, senza prenderli. L’anno scorso dalle sue aziende aveva incassato utili per 65 milioni di euro. Quest’anno no. Forse non ha ancora finito di spendere il dividendo 2016. Difficile, invece, che l’abbia fatto per non dover condividere i suoi milioni con l’ex moglie, la signora Veronica, visto che l’assegno di mantenimento è già deciso dal Tribunale e il Cavaliere non può far finta di essere nullatenente. Resta la curiosità di sapere che cosa voglia farci l’ex premier col suo tesoretto. I figli Piersilvio e Marina, a differenza sua, hanno incassato buona parte della cedola, come fanno tutti gli anni. Ma questo non è l’unico fatto che divide in famiglia. Per esempio gli eredi sono molto contrariati dalla circostanza che Silvio abbia ricominciato a fare politica a tempo pieno. «Hanno provato a convincermi, ognuno con i propri argomenti, a non tornare in campo», rivela l’ex premier in un’intervista a Chi, «ma, come vedete, non hanno avuto successo. Ai miei nipoti dico che, quando saranno grandi, capiranno che lo sto facendo per loro e per i tanti bambini e ragazzi italiani, come loro, ai quali voglio lasciare un Paese migliore».
VILLA GIAMBELLI
Berlusconi rivela ad Alfonso Signorini di aver cambiato domicilio. Adesso sta a Villa Giambelli: «A differenza di Arcore, pochissimi conoscono l’indirizzo e il numero di telefono della villa, che quindi è un rifugio sicuro, dove l’accoglienza e la dolcezza di Francesca mi compensano delle fatiche della giornata». Allora “francescano” sì, ma tendenza Pascale. Nella nuova residenza, dove vivono la compagna e i loro dieci cani, Silvio torna per cenare e per dormire ogni volta che gli impegni glielo consentono, come da ampio servizio fotografico.
Rispetto a un anno fa, Berlusconi si sente rinato: «Grazie a Dio e ai medici del San Raffaele, dopo l’intervento che ho subito la scorsa estate, mi sento più energico e in salute di prima». Silvio si è preparato alla campagna elettorale come se dovesse fare le Olimpiadi: «Mi sono allenato come un atleta», rispettando disciplina e dieta: «Mangio molta frutta e bevo tanto, almeno due litri di acqua. Ai pasti solo verdure e proteine. Sono goloso di dolci, ma mi trattengo con grande sacrificio».
LA PENITENZA
L’altra penitenza che si impone il Cavaliere è sopportare Matteo Salvini. Alla fine ha dovuto dire sì alla chiusura della campagna elettorale con gli alleati. Ma ha imposto le regole. L’evento non sarà sotto l’egida della Lega o di Fratelli d’Italia, ma in campo neutro. L’appuntamento è per domani al Tempio di Adriano, nel centro storico di Roma. Pubblicamente, Silvio continua a smorzare la tensione: «Di Salvini come alleato mi fido: mi fido della sua lealtà personale e della sua intelligenza politica. Due ottime ragioni per non tradire un’alleanza vincente». Il segretario della Lega ha restituito il favore prendendo le distanze da Casa Pound e togliendo il veto su Antonio Tajani come candidato premier azzurro. Fiato sprecato. Perché il presidente del Parlamento europeo si è chiamato fuori: «Sono il primo italiano in questo incarico ed è importante per il mio Paese». Resterà dov’è, annuncia in un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt. Il risultato delle elezioni italiane non è scontato. Si aprirà probabilmente una lunga fase di trattative e Tajani vuole restare ai margini per preservare l’istituzione comunitaria.
Berlusconi continua a sperare che i numeri in uscita dalle urne gli offrano più opzioni. Ma i sondaggi delle ultime ore gliene garantiscono davvero poche. Al centrodestra mancano 22 seggi al Senato e 28 alla Camera per avere la maggioranza assoluta. E anche un asse trasversale col Partito democratico sarebbe improduttivo. «Matteo Renzi ha un merito», dice il Cav, «quello di aver tagliato il cordone ombelicale con il passato comunista del suo partito. Ma per il resto non ci sono valori, comportamenti e progetti comuni. Noi siamo un movimento liberale fondato sui valori cristiani. Il Pd è diventato invece una scatola vuota, senza anima, senza idealità e senza progetto». E senza voti, soprattutto.