la Repubblica, 1 marzo 2018
Le matite Fila in mano a uno solo dei fratelli azionisti (che fanno pace)
Milano Candela contro Candela, ma presto il controllo di Fila potrebbe tornare saldamente in mano a Massimo, maggior azionista nonché anima del gruppo di matite e colori che dà lavoro a 7mila persone in tutto il mondo.
L’antefatto risale al ’ 93, quando Massimo Candela con il padre Alberto rileva la Fila che era in difficoltà finanziaria, e di cui il padre era dirigente e piccolo azionista. Massimo la risana e la rilancia: partendo da tante piccole acquisizioni, come Das, Pongo e Didò, mette insieme un polo italiano delle arti figurative e avvia l’internazionalizzazione del gruppo toscano. All’origine Massimo imbarca la sorella Simona nell’avventura, formano una holding, chiamata Pencil, dove lui che è l’operativo possiede sia il controllo (65% delle azioni) che la governance, lei invece con il 35 tra ordinarie privilegiate segue le sorti del gruppo. La Fila cresce, si quota in Borsa nel 2015, la famiglia Candela scegli la formula della Spac e non vende neppure un’azione in Ipo. L’obiettivo è spingere sulla crescita: «azionisti poveri e azienda ricca» è il motto di Massimo Candela, perché bisogna consolidare il mercato prima che lo faccia qualcun altro, così i proventi del collocamento vanno tutti in acquisizioni. Dopo due anni dall’Ipo, Fila ha quasi raddoppiato ricavi e marginalità, e continua ad avere nel cassetto alcuni dossier da acquisire. Solo che il prossimo boccone potrebbe essere di quelli troppo grossi da digerire. Intanto, la sorella Simona nella holding non quotata sta stretta, fa causa per l’esiguità dei dividendi e la vince, batte i piedi, chiede di essere liquidata. Ma Massimo non ha capitali, quelli che ha sono investiti su Fila: «famiglia povera e azienda ricca» ripete alla sorella. Così iniziano i litigi, si va per vie legali, Simona vince qualche battaglia, Massimo si sente tradito e forte del pacchetto di controllo tira dritto pensando sempre più in grande. Simona teme che la prossima operazione, quando si presenterà, potrebbe essere di quelle da metter mano al portafogli e cerca un socio per la sua quota. Lo trova nel fondo Blue Skye di Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo (che a suo volta è vicino al fondo speculativo Elliott), il quale però sapendo che la quota di minoranza in Pencil non ha adeguati diritti di governance, offre a Simona Candela un prezzo scontato: 10 milioni subito con il passaggio delle quote, e altri 40, non supportati da garanzie, a fine luglio per un pacchetto che in trasparenza corrisponde a circa il 16% di Fila e in Borsa varrebbe circa 130 milioni. Il contratto stipulato grazie alla mediazione dall’avvocato Alfredo Craca, che peraltro assiste il compratore e ha assistito più volte anche il venditore, pare una sorta di mandato a negoziare: il fondo Blue Skye offre poco per avere subito le azioni, ponendosi come una sorta di intermediario per conto della sorella per spuntare il miglior prezzo da Massimo Candela.
La governance di Pencil prevede che l’ad di Fila abbia una prelazione sulle quote della sorella; pertanto Simona non può vendere, se il fratello è pronto a pareggiare l’offerta. E ora Massimo Candela, al prezzo di affezione offerto da Blue Skye, potrebbe decidere di esercitare la prelazione, tornare socio al 100% della Pencil, per poi trovare un partener finanziario in un secondo momento. E pure per Blue Skye questa sarebbe un’ottima opportunità di guadagno in tempi brevi, perché il fondo non è di quelli da imbarcarsi in una guerra di nervi e lunghe cause per diventare azionista di una società non quotata come Pencil, con il rischio di non vedere un dividendo e di farsi diluire.