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 2018  marzo 01 Giovedì calendario

Uomini che uccidono le donne. Più delitti, meno denunce

ROMA Il “raptus” non esiste, il femminicidio all’improvviso neanche. Ogni volta che un uomo uccide una donna (soprattutto dentro le mura di casa) gliel’aveva giurato. Dopo settimane, mesi, anni di fiato sul collo, minacce, stalking, violenze morali e fisiche. Delitti annunciati il cui numero continua a crescere, al ritmo di uno ogni tre giorni: 149 nel 2016 ( il 5,6 per cento in più rispetto all’anno precedente), 114 nei primi mesi del 2017 (l’ultimo dato disponibile), ben 1870 negli ultimi dieci anni.
Una strage di donne che fa dire a Mirella Agliastro, consigliere di Cassazione, una lunga esperienza in delitti contro le donne: «Ormai non è più una questione privata tra due soggetti, c’è un reale allarme sociale. Per questo anche le condanne devono essere adeguate». E però quelle stesse donne vittime di violenza continuano a tacere. Tanto.
Troppo. Nove su dieci non denunciano non gli episodi iniziali, gli atti di stalking, i primi maltrattamenti, ma neanche le violenze più gravi, il preludio al peggio. Come se neanche la paura riuscisse a dare consapevolezza o a vincere la vergogna. Perché spesso è proprio di vergogna che si tratta.
Di donne così, sopravvissute per miracolo o raccontate da chi sapeva e non ha parlato, nelle aule di giustizia Mirella Agliastro ne ha viste tante: «Non denunciano perché si mortificano di ammettere di essere vittime. Sottovalutano i segnali e si illudono di poter ricondurre alla ragionevolezza gli uomini che hanno amato o che amano e che ora le minacciano. E hanno paura che denunciarli possa portare a conseguenze peggiori perché non si fidano della risposta delle autorità. E purtroppo spesso hanno ragione: non sempre le forze dell’ordine hanno la sensibilità necessaria e spesso in un processo le loro incertezze e ambiguità possono trasformarle da vittime a testimoni da attaccare».
Il numero delle donne che in Italia hanno subito violenza almeno una volta nella vita sfiora i sette milioni. Una cifra impressionante soprattutto se si considera la percentuale delle minorenni: l’11 per cento, dunque più di 700mila, ha addirittura meno di 16 anni. Violenza sessuale, violenza fisica, maltrattamenti quasi sempre all’interno della famiglia o comunque nell’ambito di rapporti sentimentali. Assassini quasi sempre italiani (il 92 per cento) come le vittime, anche se una donna su quattro è straniera. Uomini assassini più al nord che al sud: la Lombardia con 25 casi, seguita da Veneto, la regione con la lista più lunga di femminicidi.
Dalla relazione della Commissione parlamentare sul femminicidio approvata tre settimane fa emerge che negli ultimi quattro anni l’uccisione di donne rappresenta oltre un quarto degli omicidi commessi.
Quasi sempre da mariti o compagni o ex. «La famiglia nella sua fase patologica uccide più della malavita organizzata», denuncia il presidente dei matrimonialisti italiani, Gian Ettore Gassani, che indica uno dei principali vulnus nella mancanza di interventi dell’autorità giudiziaria durante le separazioni. «Si tratta del momento più difficile per le coppie. Troppi gli interessi in gioco e il dolore da gestire – dice – Quando, nel caso di una separazione giudiziale già avviata, vengono segnalati fatti violenti, l’autorità giudiziaria dovrebbe intervenire immediatamente fissando udienze in tempi rapidissimi nonché prevedere fin da subito e monitorare la situazione.
E quando il conflitto è particolarmente acceso, dovrebbe essere disposta la revoca del porto d’armi e il sequestro di armi in casa».
Certo è che quasi tutte le cronache di femminicidi e atti di violenza sulle donne raccontano di denunce mancate ma anche rimaste senza seguito, fogli di carta ingiallita in fascicoli che nessuno apre fino a quando non accade il peggio. È uno dei motivi che dissuade mogli, figlie, compagne a rivolgersi subito alle forze dell’ordine. Ordini di allontanamento dal tetto coniugale e divieti di avvicinamento alle case di ex mogli e figli sono adottati ancora con il contagocce: circa 200 nel 2017 a fronte di un considerevole aumento delle denunce per stalking, più di 13.000.
«Purtroppo delle infinite molestie che subiscono le donne non importa niente a nessuno, non se ne parla. Viviamo in un clima di omertà – è l’amara analisi della psicoterapeuta Maria Rita Parsi – E a volte le donne sono le maggiori nemiche delle donne. Mi riferisco a tutte quelle che sono più fortunate ma non si indignano e non scendono in piazza».