Corriere della Sera, 1 marzo 2018
La nuova mappa del gelo. Così l’Europa si raffredda (mentre il Polo si riscalda)
La temperatura media oltre l’ottantesimo parallelo quest’anno è più alta di venti gradi rispetto alla media. Gli strati più elevati della stratosfera intorno ai 20 chilometri di altezza sopra il Polo Nord si sono improvvisamente riscaldati e il vortice polare che ruotando trattiene il freddo alle alte latitudini si è spezzato. Che cosa sta generando queste anomalie provocando l’arrivo sull’Europa della «bestia dall’Est», come è stata battezzata l’ondata di vento gelido della Siberia?
«Questo è un inverno pazzo per il Nord; non ne abbiamo mai avuti di così estremi» dice Alek Petty, climatologo della Nasa. «Dal 1950 non si sono registrate temperature simili nell’alto Artico» aggiunge Ruth Mottram del Danish Meteorological Institute. Nella stazione di Cape Morris Jesup il termometro è salito, sia pure solo per alcuni momenti, a 6,1 gradi centigradi; cioè faceva più caldo che non a Londra o Zurigo. La Groenlandia ha avuto in questo inverno 61 giorni con la temperatura sopra lo zero; un record se si pensa che dal 1980 il massimo dei giorni (16) era stato nel 2011.
Ma bisogna tener conto – dicono gli scienziati – che quest’anno l’estensione dei ghiacci artici è stata la più bassa. La temperatura più elevata frantuma il ghiaccio il quale, spinto nel mare aperto, rilascia calore nell’atmosfera. L’intrusione di correnti calde nella zona artica una volta era un evento raro mentre dal 1980 è quasi una routine diventando più frequente, duratura nel tempo e intensa. «Le statistiche dicono che dal 1980 al 2010 questa situazione si era verificata quattro volte mentre negli ultimi cinque anni si è ripetuta quattro volte» precisa Robert Graham del Norwegian Polar Institute.
Una situazione anomala che interroga i climatologi. Si tratta di segni sicuri di eventi ormai stabili nel clima invernale dell’Artico o rimangono fatti transitori? Il Global Warming sta invadendo il vortice polare destabilizzandolo tanto seriamente ? «Purtroppo – dice Antonio Navarra, direttore scientifico del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici – sappiamo poco sull’origine di tali fenomeni e sulle loro conseguenze perché non esistono ancora dei modelli teorici adeguati in grado di decifrarli. I pochi di cui disponiamo non sono sufficienti e all’altezza del problema».
Le mappe tracciate dai satelliti mostrano che il vortice artico che viaggia tra i 10 e i 30 chilometri di quota è ancora spezzato ma si prevede che nei prossimi due-tre giorni inizi a ricomporsi bloccando al Nord le temperature più basse. «Occorrerà tuttavia qualche settimana perché tutto torni nella regolarità – aggiunge Massimiliano Pasqui dell’Istituto di biometeorologia del Cnr – e sarà un tempo più breve della norma grazie al fatto che siamo alla fine dell’inverno».