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 2018  marzo 01 Giovedì calendario

Sorpresa Trump: sì a una legge per il controllo delle armi

WASHINGTON Armi e affari di famiglia. La giornata di Washington si chiude con la sorpresa di Donald Trump: «Sarebbe bello avere una legge sul controllo delle armi condivisa da tutti. È il tempo che il presidente intervenga». La frase è rivolta al gruppo bipartisan di parlamentari riuniti alla Casa Bianca. Trump, sembra quindi aver cambiato ancora una volta idea. Nel corso della riunione, trasmessa per un tratto in diretta televisiva, il leader americano ha fatto riferimento a una proposta di legge del 2013 mai approvata, anche per la durissima opposizione della National Rifle Association, la lobby dei costruttori e possessori di armi. 
Nel concreto, però, si discute delle misure già emerse nei giorni successivi alla strage nel liceo Parkland: verifica sui precedenti penali degli acquirenti di fucili e pistole; messa in sicurezza delle scuole. L’unica novità potrebbe essere il divieto di vendere le mitragliette d’assalto ai giovani: ma c’è molta confusione sul punto. 
Intanto la capitale si interroga sul futuro di Jared Kushner, appena declassato dal capo dello staff della Casa Bianca, John Kelly. 
I dolori del giovane Kushner partono da un indirizzo preciso: 666 Fifth Avenue, Manhattan. È la torre di 41 piani che Jared Kushner comprò nel 2007, per la cifra record di 1,8 miliardi di dollari. Nei suoi piani quell’acquisizione avrebbe dovuto segnare il salto di qualità della società di famiglia, la Kushner Companies, fondata dal padre Charles nel 1985. Fino a quel momento l’azienda aveva fatto soldi costruendo e vendendo appartamenti di piccola taglia nel New Jersey, seguendo la scia del nonno di Jared, Joseph Kushner, ebreo sopravvissuto all’Olocausto, emigrato negli Stati Uniti nel 1949. Charles, classe 1954, diventò uno dei palazzinari più aggressivi e spregiudicati del New Jersey. Nel 2005 fu condannato per evasione fiscale e anche per aver cercato di strappare una falsa testimonianza dal cognato, inviandogli una prostituta e registrando l’incontro.
Quando Jared decide di spostare il baricentro del business a Manhattan, Charles è appena uscito da una prigione dell’Alabama. Ma la svolta si rivela un pessimo affare: la Kushner Companies accumula un debito di 1,2 miliardi di dollari, in scadenza nel gennaio 2019.
Negli ultimi due anni il marito di Ivanka Trump non ha smesso di cercare soldi per ridurre la sua esposizione finanziaria. Sul sito della Kushner Companies, nella sezione Partners & Lenders, soci d’affari e creditori, compaiono i loghi di 18 banche, quasi tutti medi istituti di credito americani, più alcune filiali straniere. Inoltre ci sono grandi fondi come Blackstone. I portavoce della Kushner Companies fanno sapere che l’immobile di Manhattan è solo «una piccola parte» dell’attività. Se è così, non dovrebbe essere difficile aprire nuove linee di credito. Invece, Jared ha ottenuto solo il prestito di 285 milioni dalla Deutsche Bank, un mese prima delle elezioni presidenziali. Proprio ieri, scrive il Financial Times, il Department of Financial Services, l’autorità di vigilanza di New York, ha chiesto chiarimenti alla banca tedesca e altri due istituti, Signature Bank e New York Community Bank.
In ogni caso mancherebbe un miliardo per saldare il conto. Mueller sta indagando sui contatti intrecciati da Kushner su vari fronti. Russia, con Sergei Gorkov, della Vnesheconombank. Arabia Saudita, direttamente con il principe ereditario, Mohammed bin Salman. Cina, con i manager della compagnia Anbang, l’acquirente del Waldorf Astoria Hotel a New York. Qatar, con l’ex ministro delle finanze Hamad Bin Jassim al-Thani, ora alla guida di un fondo sovrano con un patrimonio di 250 miliardi di dollari.Nessun progetto, però, è andato in porto.