Libero, 27 febbraio 2018
Campania felix: condono su 70mila case abusive
Nella regione d’Italia che secondo Legambiente è quella con il maggior numero di edifici abusivi (oltre 70mila), la campagna elettorale non poteva chiudersi con l’ennesimo tentativo di aggirare le norme nazionali sull’abusivismo edilizio.
E la fantasia dei burocrati partenopei istituisce «l’abusivismo di necessità». E lo condisce con una serie di condizioni per lasciare in piedi i manufatti abusivi, e per lasciarli in gestione a chi ha compiuto l’abuso.
Il 6 febbraio scorso quart’ultimo tentativo per aggirare tutti i no nazionali la Giunta regionale campana ha partorito una delibera attuativa che non ha la “forza giuridica” per superare una legge nazionale ma supporta la norma regionale partorita giusto qualche settimana addietro. La norma regionale dal titolo innocuo («Misure di semplificazione e linee guida di supporto ai Comuni in materia di governo del territorio»), suggerisce però la possibilità di trovare «misure alternative alla demolizione degli immobili abusivi», come sottolinea Il Sole 24 Ore di ieri che ha ricostruito la vicenda. Ovviamente all’Avvocatura di Stato a Roma si erano già resi conto della furbizia e avevano impugnato la norma locale davanti alla Corte costituzionale perché è proprio questa la tesi degli avvocati di Stato «realizza un condono edilizio straordinario».
ENNESIMO TENTATIVO
A dirla tutta le linee guida della Giunta, hanno il solo valore di un atto di indirizzo, non vincolante. La norma nazionale ipotizza la «mancata demolizione solo in ipotesi eccezionali», e neppure i Comuni sono obbligati a sottostare, ma possono debbono valutare, caso per caso, «se al posto della demolizione non sia meglio procedere ad acquisire l’immobile al patrimonio comunale per prevalenti interessi pubblici».
Insomma: buttare giù o acquisire il bene abusivo come bene comunale? Bel problema, considerando che tra tagli e spending review i sindaci lamentano l’abnorme mancanza di fondi che non consente più di gestire neppure i beni sotto tutela storica. Il Demanio ha negli ultimi anni messo a disposizione innumerevoli beni statali, e salvo rare eccezioni i sindaci si sono ben guardati dall’aggiudicarseli. Chi se li intesta poi ne paga le spese di gestione e messa a norma. Resta il fatto che la Regione guidata dal sanguigno Vincenzo De Luca per aiutare i primi cittadini campani a come comportarsi in caso di immobili abusivi sul proprio territorio ha messo a disposizione la bellezza di 29 pagine di consigli che senza citare neppure una volta il termine “condono”.
NUOVO VADEMECUM
Il vademecum della Regione fornisce, per esempio, quattro buoni motivi validi per dire no alla demolizione. Non solo l’ipotesi di incrementare “il patrimonio pubblico” magari acquisendo la proprietà di case, palazzine o manufatti realizzati senza alcun rispetto delle norme in materia, rientra nelle opzioni dei Comuni anche l’intento di evitare «l’aggravarsi delle condizioni di disagio abitativo» dando per scontato che ci siano zone in cui «il fenomeno della realizzazione di edifici ad uso residenziale privi di titolo riveste particolare rilevanza». Ma non basta. I burocrati del dipartimento edilizia della Regione Campania sono riusciti a costruire un dossier di funambolismo pseudo normativo degno di miglior cause. Oltre a salvare le case abusive dall’abbattimento e metterla sul groppone finanziario delle istituzioni locali il vademecum regionale indica anche la strada per poi restituire agli abusivi titolari il diritto di risiedervi. Il giornale di Confindustria parla tranquillamente di «capovaloro di equilibrismo normativo». Infatti per riassegnare agli occupanti abusivi l’alloggio inglobato nel patrimonio pubblico bisogna, ovviamente, poi stilare una graduatoria. E come garantire agli abusivi per necessità il diritto al proprio alloggio, senza neppure la scomodità di un trasloco?
Basta consultare il Vademecum e alla voce Riassegnazione si procede con gara. Ma soltanto in teoria. Nei fatti si «valuterà caso per caso» e tanto per stare sereni «il Comune potrà anche riconoscere all’occupante di necessità un interpello preliminare per l’assegnazione dell’immobile». Mentre gli italiani combattono per pagare l’affitto, il mutuo e l’Imu in Campania sembra prevalere la linea dell’arrangiarsi: costruisci come ti pare e poi vediamo. Salvo poi piangere e disperarsi se le case tirate in piedi come capita crollano come un castello di carte.
E per fortuna che almeno dai comunicati ufficiali «non sono sanabili gli immobili costruiti in zone idrogeologicamente a rischio, quelli realizzati in aree demaniali con vincolo ambientale, e quelli realizzati da imprese della camorra». In tutti gli altri casi c’è la speranza di salvare l’immobile Magari adottando misure di mitigazione del rischio».