Il Messaggero, 28 febbraio 2018
Statali, assenze in forte calo con le visite fiscali dell’Inps
ROMA Il Polo unico delle visite fiscali, ovvero il passaggio all’Inps della competenza sulle verifiche che riguardano i dipendenti pubblici, sta scoraggiando i «comportamenti opportunistici» secondo il presidente dell’istituto Tito Boeri. Il nuovo assetto (dal quale è escluso il comparto difesa e sicurezza) è in vigore dal settembre dello scorso anno e ieri sono stati presentati i primi risultati. In questo periodo le visite ai dipendenti pubblici sono state 144 mila mentre il numero dei certificati (1,7 milioni) si è ridotto del 13,1 % rispetto al corrispondente periodo del 2016. Contemporaneamente sono diminuiti anche i giorni di malattia, ad un ritmo minore (10,7%). Questo vuol dire che sono calati in particolare i certificati di breve durata, tipicamente quelli di un solo giorno., che nel 2016 erano in proporzione più diffusi nel pubblico rispetto al privato. Un fatto che secondo Boeri non trova giustificazioni di tipo scientifico ed epidemiologico: anzi la maggiore anzianità relativa dei lavoratori statali potrebbe far pensare ad una maggiore durata delle loro malattie.
IL MEZZOGIORNO
Il calo dei certificati non è uniforme a livello geografico: è del 9,6 per cento al Nord, del 13,6 al Centro e del 15,9 nelle Regioni del Mezzogiorno. E nemmeno tra uomini e donne: sono i primi a far segnare la riduzione più marcata (-16,9 per cento contro -11,7). Il numero dei dipendenti pubblici interessati che hanno avuto almeno un giorno di malattia è sceso dal 33% al 29% della platea. La prognosi che era stata indicata dal medico di famiglia è stata ridotta a seguito della visita fiscale solo in due casi su cento, ma il numero medio di giorni di riduzione è significativo, ben 5. Questi dati vanno naturalmente confrontati con la tendenza registrata nel mondo del lavoro privato, di cui l’Inps si occupa da tempo: nello stesso periodo la diminuzione dei certificati c’è stata ma ben più contenuta, pari al 2,1 per cento. Un’altra differenza tra i due universi riguarda l’esito delle visite richieste dal datore di lavoro confrontato a quelle delle verifiche d’ufficio dell’Inps (che sono circa il 10 per cento del totale): per i pubblici le visite si concludono nel primo caso con la dichiarazione di idoneità del lavoratore nel 40 per cento dei casi (contro il 17 delle verifiche d’ufficio). Vuol dire che la richiesta di controllo aveva statisticamente una giustificazione. Nel privato invece l’esito è sostanzialmente analogo. Infine l’Inps chiede la collaborazione dei medici di famiglia, che a volte non indicano nei certificati eventuali esenzioni dalla reperibilità per motivi seri come terapie salva-vita: il che può portare a situazioni spiacevoli per i lavoratori che soffrono di malattie gravi.