Il Messaggero, 28 febbraio 2018
La strana guerra ai motori ultramoderni nella Capitale delle buche e dei bus vecchi
STOCCARDA Visto il fuso orario, la distanza (c’era l’Atlantico di mezzo) e, soprattutto, la nevicata che ha creato ai cittadini romani numerosi disagi, la sindaca Virginia Raggi ha illustrato pure sui social la sua strategica visione. Uno scenario apocalittico che certamente ha un fondo di verità. Sui rimedi lampo, però, bisogna andarci cauti perché potrebbero causare più danni dei problemi che risolvono. Prima di tutto c’è ancora una parte importante della comunità scientifica che non è del tutto sicura che il clima apparentemente impazzito sia legato effettivamente alle attività umane.
Ammesso che sia così (e probabilmente lo è) non è corretto puntare i dito solo contro la mobilità e, men che meno, contro le vetture a gasolio che, è evidente, possono esser causa solo di una parte dell’inquinamento urbano. Un contributo importante a rendere l’atmosfera irrespirabile lo danno i riscaldamenti delle abitazioni e degli uffici: non è un caso che i picchi di allarme scattino in inverno quando le precipitazioni più frequenti dovrebbero aiutare ad abbattere almeno le polveri sottili. Sono le direttive dell’Unione Europea a chiedere alle amministrazioni locali di fare qualcosa quando i veleni nell’aria superano il livello di guardia e il blocco della circolazione (o le targhe alterne) è uno dei provvedimenti più semplici da adottare anche se è stato più volte dimostrato che i benefici sono limitati o addirittura nulli.
MEZZI PUBBLICI CARENTI
Fin qui uno scenario comune a mezza Europa, ma suona strano che una delle metropoli con maggior problemi non solo dal punto di vista del rispetto ambientale voglia diventare l’apripista della mobilità sostenibile, un cambiamento che richiede risorse e ingenti investimenti nelle infrastrutture (le colonnine di ricarica scarseggiano) almeno che non si voglia scaricare tutti i problemi sugli automobilisti, cioè sui cittadini. Le città italiane di cui Roma è capofila sono fra quelle in cui i mezzi pubblici sono meno utilizzati, non certo per scelta, ma per necessità. E la percentuale di gente costretta ad utilizzare l’auto pare in Italia crescerà ancora. La gente preferirebbe comportarsi come fanno a Londra e Parigi, ma i chilometri di metropolitana nella Capitale sono uno scherzo, i mezzi pubblici di superficie pochi, vecchi e, a volte, scassati, quindi fra i principali inquinatori (per non parlare della situazione dei conti dell’Atac). Le buche, ormai, si formano con più rapidità di quante si riesca a ripararne e, dopo qualche giorno, rispuntano come funghi.
Attraversare ampie zone del centro (quello che la sindaca dal 2024 vuole proibire alle auto diesel) è diventata un’impresa tipo Parigi-Dakar e per avere una certa sicurezza bisognerebbe incentivare l’uso dei grandi Suv per la quasi totalità equipaggiati proprio dai motori a gasolio che la sindaca vuole bandire. È vero, da qualche parte bisogna pur cominciare, ma iniziare dal mettere al bando i diesel moderni che rappresentano lo stato dell’arte della tecnologia dà l’impressione di iniziare proprio dalla coda.
PARCO CIRCOLANTE ANTICO
In realtà il futuro è già scritto, i motori termici, non solo quelli diesel, verranno progressivamente sostituiti da quelli elettrici che azzerano le polemiche perché non emettono sostanze inquinanti. Ma questo avverrà man mano, quando la tecnologia sarà matura, i costruttori pronti e i conti economici in equilibrio.
È probabile che l’industria (sta correndo velocissima) sia più rapida delle normative, ma certi annunci di facciata non possono non generare sospetti. E certamente più facile ipotizzare una futura ordinanza che può generare consenso anche elettorale e non richiede nemmeno coperture finanziarie, piuttosto che risolvere gli enormi problemi attuali e del prossimo futuro, non solo nei settori strategici della mobilità e del rispetto ambientale.
In una città dove circolano oltre 600 mila vetture con oltre 17 anni di età (cioè ante Euro 3) per prendersela con così tanto accanimento con le auto a gasolio di ultimissima generazione ci vuole, più che competenza, parecchia fantasia.