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 2018  febbraio 28 Mercoledì calendario

Gelmini, Bonino, Fico: tre nomi per due Camere

È partito il gioco di chi farà cosa. Di chi vorrebbe fare cosa. E di chi sogna di fare cosa (ma non lo farà). A seconda di chi, tra le forze politiche in campo, la spunterà domenica (se qualcuno la spunterà) si stanno materializzando le golden list di coloro che si accalcano per occupare le varie caselle dei ministeri. 
Il primo delicato nodo da sciogliere non sarà tanto la formazione del governo ma quello dei presidenti di Senato e Camera all’insediamento del 23 marzo. E per riuscire a cavarne le gambe dal pantano, in mancanza di una maggioranza parlamentare, bisogna trovare un accordo trasversale tra i tre blocchi, centrodestra, centrosinistra e Movimento cinque stelle.
Un’idea sarebbe quella di proporre al centrosinistra di eleggere la mai pensionabile Emma Bonino sullo scranno più alto di Palazzo Madama. Una mossa che creerebbe un imbarazzo nel Pd che preferirebbe avere un suo esponente su quella poltrona. Ma Matteo Renzi potrebbe difficilmente opporsi all’elezione alla presidenza del Senato di un nome così autorevole della sua coalizione. E Silvio Berlusconi spera così che i parlamentari di +Europa possano facilitare la creazione di un governo di larghe intese nel caso in cui il centrodestra non ottenesse la maggioranza dei seggi. Il ragionamento del Movimento cinque stelle, invece, è che «se saremo la prima forza del Paese, non potranno non riconoscerci la presidenza di uno dei due rami del Parlamento», ed è per questo che stanno coccolando come presidente della Camera in pectore, Roberto Fico. Nel centrodestra, invece, il tacito accordo tra il Cavaliere e Salvini è il leghista Roberto Calderoli, già vicepresidente di Palazzo Madama, alla seconda carica dello Stato e, ancora una donna, ma stavolta berlusconiana a Montecitorio, ovvero l’ex ministra Mariastella Gelmini.
Se poi si verificasse la malaugurata ipotesi che nessuno dei tre leader del centrodestra riesca a diventare premier, i tre nomi più probabili per Palazzo Chigi sarebbero Antonio Tajani che però non entusiasmerebbe troppo Lega e Fdi, Franco Frattini che potrebbe anche puntare agli Esteri e Guido Bertolaso, l’uomo del fare che potrebbe essere la giusta sintesi. Berlusconi affiancherebbe al premier, da sottosegretario alla Presidenza, l’intramontabile Gianni Letta. All’Interno, se sfumasse la sua leadership, sarebbe perfetto Matteo Salvini, in alternativa ci sarebbe Roberto Maroni che ha già ricoperto quell’incarico. All’altra leader Giorgia Meloni, che ha in mente un piano di sostegno alla natalità, potrebbe andare il ministero della Salute con delega alla Famiglia. A Giuseppe Vegas che ha appena lasciato la presidenza Consob, Berlusconi affiderebbe lo Sviluppo economico. All’Economia andrebbe il potentissimo uomo della Lega, Giancarlo Giorgetti, gradito anche al Cavaliere. Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani, sogna la Farnesina e per Renato Brunetta verrebbe riservato il suo solito posto alla Pubblica amministrazione. Per lo Sport il Cavaliere penserebbe al futuro senatore ed ex ad del Milan, Adriano Galliani. Il generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli resta ancora valido per la Difesa. Carlo Cottarelli ministro alla Spending e Luca Cordero di Montezemolo al Made in Italy. Per Infrastrutture e Trasporti circola il nome del capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli. 
Agli Esteri non è escluso però anche un possibile impegno diretto dello stesso Berlusconi (nel caso in cui si sbloccasse la sua incandidabilità) che è internazionalmente riconosciuto come uno dei migliori ministri degli Esteri degli ultimi anni. Se dovesse toccare a Forza Italia questo dicastero uno dei nomi papabili è anche quello di Stefania Craxi, già sottosegretario nel precedente governo azzurro. Passando all’Istruzione il nome che circola più insistentemente è quello di Valentina Aprea, già sottosegretario in quel ministero. Un possibile ruolo per il ministero dell’Ambiente a Michela Vittoria Brambilla, mentre Mara Carfagna potrebbe occuparsi di Pari opportunità o Affari regionali. Molto probabilmente nella squadra di governo ci sarà anche Raffaele Fitto che con la quarta gamba sta portando un contributo notevole al centrodestra. Per lui ci potrebbe essere il ruolo di ministro del Lavoro. Per il ministero della Giustizia è in primissima posizione Giulia Bongiorno, già deputata del Pdl, in quota An, e molto gradita all’ala destra della coalizione.
Nel centrosinistra, o meglio nel Pd, le cose sono più fumose. Non foss’altro per il fatto che nemmeno il candidato premier è ben definito. Nel fantascientifico governo a guida Pd, dove Matteo Renzi scalpita per tornare a Palazzo Chigi, in verità sono in tanti a non volerlo più tra i piedi, come fa Leoluca Orlando su Repubblica, che indica ancora Paolo Gentiloni come premier. La cosa certa, mentre qualcuno paventa un ritorno di fiamma addirittura di Walter Veltroni alla guida del partito, è che Renzi non se ne va: «Non ci sarà nessun passo indietro», dice a SkyTg24. Intanto diversi big già si agitano ai nastri di partenza. Scatta il governatore uscente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che sogna un posto da ministro con una delega qualsiasi. Lo tallona l’evergreen Dario Franceschini, anche lui disposto a tutto pur di rimanere in squadra. Ovviamente non è il solo a non voler mollare l’osso. Graziano Delrio farebbe carte false pur di rimanere al governo e anche Pier Carlo Padoan ci ha preso gusto. Se non sarà confermato lui, sono pronti gli economisti Tommaso Nannicini e Filippo Taddei. Come new entry fa capolino il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. E naturalmente un ministero stavolta va garantito anche al buon Pier Ferdinando Casini, salvatore del Pd. Per Giustizia e Salute starebbe pensando ai suoi due assi, l’avvocata Lucia Annibali, sfregiata con l’acido, e il pediatra Paolo Siani, fratello del giornalista ucciso dalla camorra. Ma quelli dai quali non ci libereremo mai se dovesse avere la meglio il Pd, sono ovviamente la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi e il ministro allo Sport Luca Lotti. Per la prima girano addirittura voci inquietanti: sarà lei premier. Adorata dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha ottenuto anche un assist inaspettato addirittura da Gianni Letta: «Per lei c’è un futuro da premier». «Ha la stoffa per diventare presidente del Consiglio», ha ribadito ieri l’alpinista 73enne Reinhold Messner a Bolzano. Angosciante davvero.