la Repubblica, 28 febbraio 2018
Elementi per una matematica della fede
Benché apparentemente lontane, matematica e fede sono legate da una gran quantità di numeri: l’1 nel monoteismo, il 2 nella dualità tra il bene e il male, il 3 nella Trinità, il 4 nei Vangeli, il 5 nelle ferite di Cristo in croce, il 6 nei giorni della creazione del mondo, il 7 nei peccati capitali, l’8 nelle beatitudini, il 9 nelle novene, il 10 nel Decalogo, il 12 negli apostoli, eccetera. Il campione della numerologia teologica è stato Agostino, che arrivò a dire: “Togli i numeri alle cose, e tutte periranno”.
I numeri ci aiutano anche a misurare la fede e a monitorarne i cambiamenti, come nella recente indagine condotta dalla Community Media Research del sociologo Daniele Marini. Nel 2000, ad esempio, in Italia si dichiarava formalmente cattolico il 79,2% della popolazione, mentre nel 2017 la percentuale è scesa al 60,2%. E mentre nel 2000 il 49,6% dei cattolici dichiarati praticava assiduamente i riti e le funzioni religiose, oggi solo il 25,6% lo fa.
Viceversa, coloro che dichiarano di non aderire ad alcuna religione sono saliti dal 18,8% al 33,4%. E coloro che si definiscono materialisti sono il 49,6%, a fronte di un 34,5% che si definisce religioso e/o spirituale. A conferma del fatto che anche in Italia, come nel resto del mondo occidentale, la società si sta sempre più secolarizzando e despiritualizzando, anche a causa del diffondersi della cultura tecnologica e scientifica, e nonostante la scarsa attenzione che questa cultura spesso riceve nelle scuole e nei media.