la Repubblica, 28 febbraio 2018
Alan Bennett e le cronache dal reparto geriatrico
Invecchiare è una schifezza, ma è pur sempre meglio dell’alternativa. Si potrebbe riassumere così lo spirito di Allelujah!, la commedia su un reparto geriatrico di ottuagenari che segna il ritorno al teatro, dopo cinque anni di assenza, di Alan Bennett. Di anni, il grande scrittore inglese, ne ha 83 e dunque conosce l’argomento: del resto molte delle sue opere, per il palcoscenico come per l’editoria, pescano su un materiale chiaramente autobiografico. Per di più quest’ultimo, che andrà in scena da luglio a settembre al Bridge Theathre di Londra, è ambientato nello Yorkshire, dove Bennett è nato e cresciuto. «È un The history boys per ottantenni», dice Nicholas Hytner, che lo dirigerà, al Guardian, alludendo a uno dei testi teatrali più noti dell’autore, poi diventato un film dallo stesso titolo, con la sua sceneggiatura, su un gruppo di studenti di una scuola di provincia che si preparano agli esami d’ammissione all’università di Oxford. La trama di Allelujah! riguarda un ospedale pubblico per anziani che rischia la chiusura per ragioni di budget. Mentre si decide il destino della struttura, arriva la troupe di un documentario per filmare la vita quotidiana dei pazienti, degli infermieri e dei medici che li hanno in cura. «È una storia sulla vecchiaia, non solo su chi la sperimenta sulla propria pelle, ma anche su chi si prende cura dei pazienti, compresi i loro familiari», spiega il regista, ex direttore artistico del prestigioso National Theatre. Sarà la decima collaborazione fra Bennett e Hytner, che hanno già lavorato insieme fra l’altro in The history boys, The lady in the van e The madness of George III, tutti passati con successo dal teatro al cinema.
Come tutto quello che Bennett scrive, anche il nuovo play ha una forte impronta di comicità. Ma ridere, per l’autore di La sovrana lettrice, Nudi e crudi e tanti altri deliziosi romanzi, è sempre il mezzo per mandare anche un messaggio politico e Allelujah! non fa eccezione. In questo caso il bersaglio sono i tagli del governo al National Health Service (Nhs), il servizio sanitario nazionale britannico, sempre più a corto di fondi e più in crisi, problema che lo scrittore denuncia da tempo. Nel 2004 criticò aspramente il partito conservatore, accusandolo di voler «privatizzare la Gran Bretagna, a cominciare dalla sanità, togliendola ai contribuenti che ne sono i legittimi proprietari».
Invecchiare, questo è certo, non gli fa perdere la sua verve.